28 marzo 2024
Aggiornato 09:30
Resa dei conti rimandata a dopo il referendum

Sconfitta elettorale: nel Pd «tutti colpevoli, nessun colpevole»

La presidente del Fvg e vice segretaria nazionale dei dem, Debora Serracchiani, non si è smentita neppure in occasione del vertice regionale del partito. Non si è addossata alcuna responsabilità

UDINE - Tutti colpevoli, nessun colpevole. Come dire che se si vince il merito è suo, se si perde la colpa è di tutti. La presidente del Fvg e vice segretaria nazionale dei dem, Debora Serracchiani, non si è smentita neppure in occasione del vertice regionale del partito, convocato per fare il punto dopo la ‘Waterloo’ subita alle amministrative. Non si è addossata alcuna responsabilità. Non ha fatto alcun mea culpa tranne un invito, ovviamente collettivo, a tornare sul territorio. Non ha fatto alcun cenno sul suo partito che boccheggia e perde ogni anno centinaia di iscritti e che è  sempre meno rappresentativo della classi sociali più bisognose e sempre più portavoce della nuova borghesia (i dati sui risultati elettorali di Milano e Bologna lo confermano), e come non bastasse è scavalcato a sinistra perfino da Fratelli d’Italia.

Più spazio per il popolo delle fontane nella Bassa o per i beffati di Coopca?
E allora cosa ha fatto la ‘zarina’ per non essere messa sotto accusa? Si è inventata due mosse. La prima è contenuta in uno stralcio del suo intervento (il presidente dell’assemblea, Salvatore Spitaleri, le ha concesso oltre 15 minuti contro i 7 tassativi di tutti gli altri oratori). Ha detto che «per superare la sconfitta delle amministrative, che è una responsabilità collettiva, serve un bagno di umiltà e bisogna cambiare. Per quanto mi riguarda cambierò l’approccio e la mia presenza sul territorio, quantitativamente e qualitativamente ed è indispensabile ripartire dall’elaborazione politica». Capito? Un manifesto rivoluzionario da vera pasionaria. Ha promesso che frequenterà meno salotti televisivi autoreferenziali del bla bla bla politico e magari comincerà a dare ascolto al popolo delle fontane della Bassa o ai beffati delle  Coopca di turno.

Ora si pensa al referendum: rimandata la resa dei conti
La seconda mossa, che appare più astuta, palesa invece la lapalissiana difficoltà di trovare una via di fuga per ammortizzare la debacle elettorale. Così, la nostra ha offerto a tutti la scialuppa di salvataggio, invitando i quadri dem o quello che rimane di un partito liquido e in liquefazione, a concentrarsi sul referendum per la riforma costituzionale. Appare chiaro che per il Pd quella referendaria sarà la madre di tutte le battaglie, con buona pace dei giovani che cercano lavoro, sei sotto pagati, dei disoccupati e di quanti attendono che un partito che si rifà alla tradizione socialdemocratica dica se l’attuale modello di sviluppo anarco-capitalista è il suo vangelo o se invece c’è qualche altra possibilità.
Al dibattito della direzione sono intervenuti in diciotto (uno più uno meno). La maggioranza si è espressa a favore del Si al referendm, compreso il ribelle Sonego. Due hanno manifestato il loro totale dissenso (Mauro Travanut e Cucchini) mentre Stefano Pizzin e Carlo Pegorer non si sono espressi. Da annotare che Malisani e Renzo Travanut non sono intervenuti e non sono di certo due fan del monarca-Renzi. Come dire che nei prossimi mesi ne vedremo delle belle, soprattutto se Renzi si impunterà nel non voler cambiare l’Italicum.

Grim resta al suo posto...senza aver mai inciso
Il resto della serata è davvero poca cosa. Una liturgia vetusta per dire poche cose, promettendo magari grandi analisi politiche. La segretaria Grim rimane al suo posto anche perché la minoranza bersaniana aveva mandato a dire che non ha senso accanirsi contro chi nel partito conta poco o nulla. E Serracchiani? Sonego l’ha invitata a dire che si ricandiderà alle regionali del 2018. Lei sogna Roma dove però le sue quotazioni sono inevitabilmente in ribasso e spera davvero di non dover essere lei a correre in Fvg nel 2018. E’ consapevole che il suo fascino si è sbiadito come una vecchia fotografia. E che forse adesso dovrà anche rinunciare a una parte della sua quotidiana, pletorica presenza sulla stampa amica.