23 aprile 2024
Aggiornato 23:30
Allarme insetti in tutta la regione

L’invasione di cimici asiatiche arriva anche nel Pordenonese, in aumento le chiamate ai vigili del fuoco

Danni al 40 percento dei raccolti, famiglie barricate in casa, sciami che ricoprono le case. Il vicesindaco e assessore all’Agricoltura di Sedegliano, Maurizio Rinaldi: «Chiediamo lo stato di calamità».

PORDENONE – La chiamano cimice asiatica, proviene da Cina, Corea e Giappone e probabilmente è arrivata in regione con le merci importate negli imballaggi di cartone. Negli ultimi giorni, in tutta la provincia, i vigili del fuoco sono stati assediati da chiamate d’allarme di persone bloccate in casa e spaventate dagli sciami infestanti di questi insetti. Impossibile aprire la finestra e non avere il tavolo da pranzo invaso da cimici marroni, che stanno sterminando le cimici verdi tipiche del territorio. Tuttavia l’insetto è considerato innocuo per l’uomo e i vigili del fuoco non possono intervenire.

Una piaga per l’agricoltura e non solo
Oltre ad alterare l’ecosistema, la halyomrpha halys (questo il nome completo dell’animale) attacca i raccolti, in particolare ha già danneggiato il 40% delle produzioni fruttive di mele, kiwi e uva. Anche i danni alle abitazioni potrebbero diventare ingenti a lungo termne, per le infiltrazioni all’interno degli impianti di condizionamento e aerazione. Da due anni la cimice asiatica è arrivata in regione, prima insediandosi nella pianura Padana e in Emilia Romagna, poi in Veneto e infine in Friuli Venezia Giulia. Solo negli ultimi giorni, con il ritorno di temperature primaverili, gli sciami sono usciti allo scoperto seminando proteste in tutto il Pordenonese ma anche in provincia di Udine.

Un problema di difficile risoluzione
Il ‘Messaggero Veneto’ riporta le dichiarazioni dei politici: il vicesindaco e assessore all’Agricoltura di Sedegliano, Maurizio Rinaldi, ha deciso di chiedere alla Regione lo stato di calamità, mentre il presidente della Coldiretti Sergio Bertoia suggerisce di introdurre nel territorio un insetto antagonista, tenendo presente il rischio di alterazione dell’equilibrio ambientale.
La soluzione è comunque ardua da immaginare, anche volendo ricorrere ai pesticidi, la situazione si riproporrebbe identica dopo tre giorni. La Regione e L’ersa sono atttualmente alla ricerca di un provvedimento risolutivo.