28 marzo 2024
Aggiornato 12:30
Lo scorso 2 novembre

“Pasolini Autonomista” ricordato in Provincia

Presentati gli atti del convegno dedicato alla figura del poeta di Casarsa e in particolare al suo impegno per il Friuli

UDINE – Lo scorso 2 novembre, in occasione del 41° anniversario della morte di Pier Paolo Pasolini, la Provincia di Udine ha presentato gli atti del convegno ‘Pasolini Autonomista’ che si è svolto l’anno scorso con una significativa e sentita partecipazione. Obiettivo della raccolta degli interventi di quell’incontro, mantenere vivo il ricordo dell’impegno di Pasolini per l’autonomia del Friuli riflettendo ancora sulla profondità e sull’attualità del suo pensiero. La pubblicazione raccoglie gli interventi dei relatori (Pietro Fontanini, Tommaso Cerno, Gianfranco Ellero, Lorenzo Zanon, Paolo Medeossi, William Cisilino) e, nell’appendice, propone una sintesi del volume ‘Foglie/Fuejs. Pasolini autonomista’ (di Gianfranco Ellero) in cui vengono raccolti e commentati alcuni scritti sul pensiero autonomista di Pasolini e riepilogate le principali tappe dell’impegno politico.

L’autonomia e la realtà del Friuli
«Pasolini autonomista, fortemente autonomista perché le sue tesi, i suoi manifesti appesi nella stazione di Casarsa scritti in friulano, la dicevano lunga su come doveva essere l’autonomia e la realtà del Friuli. Purtroppo sono passati più di 70 anni ma quelle aspirazioni non si sono tradotte in significativi risultati. Poco è stato fatto, troppo poco e oggi con questa tendenza all’accentramento di poteri sia da parte della Regione sia da parte dello Stato, stiamo rischiando di perdere il poco che è stato costruito» ha affermato il presidente Pietro Fontanini presentando la pubblicazione con le riflessioni emerse nel convegno dedicato a Pasolini e alcuni suoi scritti.

Una profonda conoscenza della regione
Il professor Gianfranco Ellero ha ricordato le ragioni dell’autonomismo di Pasolini correlate alla profonda conoscenza della sua terra, della sua cultura, della sua storia e ha messo in evidenza, riallacciandosi anche alla delimitazione delle Uti (ben lontana dalla suddivisione in base alle ‘aree dialettali’ e quindi di piccole autonomie dell’Aslef, l’atlante storico-linguistico-etnograficofriulano) che «la cultura non è di casa nell’autonomismo attuale. Tra i grandi autonomisti del Friuli, infatti, trovo lo storico Tessitori, l’etnografo Luigi Ciceri, l’umanista Alessandro Vigevani ed Etelredo Pascolo che, non a caso, saranno in prima linea per l’Università di Udine vista come strumento per rinforzare e definire l’autonomia del Friuli. Pasolini dimostra che il vero autonomismo si basa sulla profonda conoscenza della regione, dei suoi terremoti, dei suoi territori, della sua lingua». Secondo Ellero, Pasolini già nel gennaio 1950 poteva essere considerato uno dei più grandi uomini dell’Italia e dell’Europa del 20° secolo «perché a soli 20 anni, aveva scritto e spiegato cose che solo oggi si riescono a capire».

Sfumature di una figura da non dimenticare
William Cisilino, direttore dell’Arlef ha presentato le diverse sfumature della figura di Pasolini. Nel rimarcare la differenza tra l’essere autonomista e l’essere friulanista (ovvero chi conosce la realtà friulana e interpreta la realtà partendo dal Friuli, ma con orgoglio e relativismo), Cisilino ha ricordato che Pasolini è stato «friulanista perché ha voluto vedere la realtà del mondo con gli occhi di un friulano, facendolo per scelta. È stato scrittore, animatore culturale, insegnante, attivista politico iniziando da qui e con gli occhi di qui. Per questo è stato friulanista e forse anche per questo, oltre alla sua genialità, ha sondato le parti più profonde dell’animo umano e della nostra civiltà affermando idee che solo oggi si iniziano a capire. Parole che innanzi tutto devono essere lette e sulle quali poi soffermarsi per coglierne il profondo significato». L’impegno giornalistico e anche quello politico per l’autonomia, è stato tracciato dal giornalista Paolo Medeossi che, negli atti, firma il capitolo «Una splendida solitudine». Un autonomismo individuale e spontaneo quello di Pasolini che si interseca in una generazione di autonomisti poco più che 20enni che il 19 gennaio 1947 istituirono formalmente il movimento popolare. Una data significativa di cui il prossimo gennaio ricorreranno i 70 anni e che la Provincia di Udine celebrerà per riaffermare contenuti e importanza di quel pensiero.