18 aprile 2024
Aggiornato 11:30
Immigrazione

L’allarme della Consulta dei Piccoli Comuni: "Il piano per l'accoglienza diffusa non è realizzabile"

I sindaci, punto di collegamento tra i cittadini e le altre istituzioni, si augurano di essere ascoltati e non scavalcati. 6 migranti per ogni Comune non è sostenibile

UDINE - La posizione di Elena Cecotti, sindaco di Visco e coordinatore della Consulta dei Piccoli Comuni, è netta e risponde in modo diretto alla proposta del prefetto che indica un’accoglienza diffusa con minimo 6 profughi per ogni piccolo comune fino ad un massimo di 60 per i più grandi. «Questo piano non tiene conto delle difficoltà sul territorio a partire dalla reale disponibilità (o per meglio dire la mancanza di disponibilità) di immobili pubblici liberi ed idonei all’accoglienza in tutti i comuni», spiega Cecotti. Passiamo ai numeri: «Pur comprendendo che un limite minimo di persone accolte sia funzionale ad una più facile gestione delle attività di affiancamento ai richiedenti asilo, il numero individuato non è sostenibile per i comuni più piccoli».

Cecotti cita ad esempio le indicazioni date dalla stampa locale sulla ripartizione dei profughi: l’assegnazione di 6 migranti al comune di Drenchia (che conta 115 abitanti) porta a una proporzione del 52 per mille, lo stesso numero al comune di Grimacco (con 342 abitanti) fa segnare il 17 per mille: siamo ben lontani dal limite di 2,5 migranti per mille abitanti concordato dall’accordo Anci Nazionale. «Oltre alla concentrazione - sottolinea -  il pensiero per le comunità più piccole va al fatto che spesso c’è un numero maggiore di persone anziane e quindi forse più in difficoltà nel confrontarsi con persone culturalmente e linguisticamente molto diverse».

E, non per ultima, l’ulteriore difficoltà dovuta al fatto che i comuni più piccoli hanno meno personale dipendente in grado di supportare le associazioni e le cooperative che organizzano le attività di accoglienza.
«C’è una sincera preoccupazione che, nel doveroso tentativo di alleggerire l’eccessiva concentrazione nei capoluoghi, si inneschino ulteriori e più gravi complicazioni sul territorio. Resta la sincera speranza che i sindaci, punto di collegamento tra i cittadini e le altre istituzioni, vengano ascoltati e non scavalcati nel voler risolvere quella che ormai non è più emergenza del momento, ma realtà costante e quotidiana .»