19 aprile 2024
Aggiornato 15:00
Concerti

Adunata prog per Rick Wakeman

Attempato, chioma bionda (per cui era famoso) decisamente diradata, appesantito nel portamento - ma con la consueta immensa classe - sale sul palco del Giovanni da Udine con proverbiale puntualità inglese una delle più grandi icone del rock progressivo della storia

UDINE - Attempato, chioma bionda (per cui era famoso) decisamente diradata, appesantito nel portamento - ma con la consueta immensa classe - sale sul palco del Giovanni da Udine con proverbiale puntualità inglese una delle più grandi icone del rock progressivo della storia: Rick Wakeman. Uno standard folk tanto per scaldare le mani sul pianoforte e subito i carichi da novanta vale a dire Le sei mogli di Enrico Ottavo, disco dei primi anni '70 che lo ha reso celebre (ma immortale sarebbe più corretto) per le virtuose scorribande alle tastiere. E per l'ilarità del parterre ci spiega che ora ha superato il sovrano: in fatto di numero di mogli.

Ci sono concerti e concerti. Quello di Rick Wakeman è uno di quelli a cui ci si va con lo stesso spirito di un'adunata. E' un senso di appartenenza ad una generazione di eletti musicali la molla che ti spinge a dire "non posso perderlo!». Personaggi come lui non sono neanche più musicisti, ma vere e proprie icone. E poco importa se in alcuni passaggi la ritmica risulta sottotono, anche perché (viceversa) le sue celeberrime scale non temono il passare degli anni.

Wakeman arrangiatore per Cat Stevens ed il suo romanticismo hippy, poi la grande passione per la storia medioevale tanto da tributare un album-capolavoro a Re Artù ed i cavalieri della tavola rotonda. Ogni trance dell'esibizione viene intervallata da uno schietto dialogo con il pubblico: inglese oxfordiano che come i conterranei del XIX secolo ostenta un amore incondizionato verso il Bel Paese. E al solo pronunciare la parola "Yes" non può che esserci il delirio. Mettendo la firma sui pezzi più riusciti della leggendaria band si è conquistato (come se non bastasse) un posto tra i virtuosi del progressive assieme al suo caro amico Keith Emerson, passato a miglior vita nel 2016.

Anno maledetto che si è portato via, ci spiega il mago, anche un altro carissimo amico per il quale ha arrangiato hit immortali - tale David Bowie. L'esecuzione piano-solo di 'Space Oditty' e 'Life on Mars' fà inumidire gli occhi a più di qualche spettatore. Chiusura con un omaggio ai Beatles, a mio avviso evitabile, ma che non toglie fascino all'esperienza (quasi mistica) della serata. Finisce così: standing ovation del teatrone per uno degli ultimi incantesimi di Merlin the Magician e biglietto d'ingresso da mettere - per i presenti - sotto cornice.