20 aprile 2024
Aggiornato 01:30
L'intervista

Fontanini ci crede: "A Udine il centrodestra sosterrà la mia candidatura"

Il presidente della Provincia pronto a correre per palazzo d'Aronco. Non lo preoccupano i grilini, ma la sinistra a predominanza democristiana. E sulla politica nazionale, la sua preferenza va Zaia e non a Salvini

UDINE - Laurea in sociologia, insegnante, sposato, un figlio. Pietro Fontanini è stato presidente della Giunta Regionale dal 3 agosto del 1993 all'11 gennaio del 1994. Aveva anche ricoperto la carica di Presidente del Consiglio Regionale. È stato eletto Senatore nella XII legislatura, nonché Deputato alla Camera nella XIII legislatura. Ha ricoperto il ruolo di vicecapogruppo e poi vice capogruppo vicario della Lega alla Camera nel 1996. E stato deputato anche nella XIV legislatura e sindaco del Comune di Campoformido per due mandati, dal 1995 al 2004.
Nelle elezioni del 13 aprile 2008 è stato eletto al primo turno presidente della Provincia di Udine nelle liste della Lega Nord, ed è stato riconfermato il 21 aprile 2013 per una manciata di voti non ricorre al ballottaggio (ottenne infatti il 50.03% al primo turno). Dal luglio 2008 a giugno 2012 è stato anche segretario della Lega Nord Friuli Venezia Giulia. E nel prossimo futuro – dice – è pronto a correre per lo scranno di sindaco di Udine

Presidente, partiamo a bomba. Solo voci quelle che lo danno in corsa per palazzo d’Aronco?
«No, sono davvero disponibile».
Più che un pensiero, dunque?
«Certamente, con Forza Italia e Fratelli d’Italia c’è già la convergenza. Insomma, il centro destra unito dovrebbe correre con il mio nome».
Qualcuno la vedeva in corsa addirittura per Trieste?
«Sarebbe sicuramente più facile per me, ma è troppo impegnativa come scommessa».
Cosa replica a chi l’accusa di essere il politico con più incarichi, una sorta di ‘ex’ di tutto?
«Non ho mai avuto incarichi da alcuni, mi sono sempre presentato alle consultazioni elettorali e sono stato votato».
L’avversario che temi di più a Udine?
«La sinistra che a Udine, dopo la predominanza democristiana, si è radicata negli ultimi lustri».
E questo perché, a suo avviso?
«Ritengo che tutto sia scrivibile alla particolare composizione sociale della città che vanta u numero cospicuo di pubblici dipendenti e professionisti, categorie che non hanno patito la crisi come altre o come le periferie».
Cosa farà Enrico Bertossi?
«Mah, mi pare sia sponsorizzato dall’Udinese calcio».
Detto questo…?
«Sarebbe il quarto candidato oltre a me, quello del centrosinistra e del Movimento 5 Stelle».
Teme una sorpresa pentastellata visto che nessuno per ora la ipotizza?
«No, perché a Udine non sono mai riusciti mai a ottenere risultati significativi».
Quali sarebbero i primi provvedimenti che adotterebbe da sindaco?
«Dare centralità alla città e ricuperare l’attività emporiale che negli ultimi anni stata massacrata. Oggi i commercianti sono quelli che soffrono maggiormente».
Certo, ma c’è commercio e commercio. Ci sono i grandi commercianti, proprietari di tanti negozi, i commessi che devono sbarcare e i giovani che investono nel settore e spesso devono alzare bandiera bianca.
«Certo, il quadro è molto composito. Io parlo anche delle piccole attività, del problema del caro-affitti e del basso volume degli affari. Inoltre, Udine è città proibita per chi vive fuori».
Cosa salva del governo-Honsell?
«Mi pare che abbia fatto nulla. Udine stata la città del caso-Eluana, adesso dei gay e degli extracomunitari. Mille extracomunitari a Udine è una vergogna».
Lei cosa farebbe?
«Chiederei di ridimensionare questo numero. La percentuale di oltre il 10 per cento è intollerabile».
Un passaggio sulla Regione. Come vede questa partita?
«La vedo bene. Credo che la sinistra, dopo le batoste recenti, perderà anche la Regione. Del resto Serracchiani va avanti distruggendo l’assetto istituzionale sul territorio. E sulla Sanità sorvoliamo…».
E’ vero che si sente più affine a Zaia che a Salvini?
«Sì, è vero perché bisogna fare un salto oltre gli slogan e dimostrare capacità amministrative come ha fatto Zaia sia al Governo che alla Regione».
E della deriva decisamente destrorsa di Salvini cosa dice?
«Che a me non piace. Non sono ma stato un sostenitore della destra statalista, nazionalista e assistenzialista. Io sono federalista. Sono preoccupato sia delle posizioni estreme sia della deriva nazionale della Lega».
Vale a dire?
«Andiamo a recare voti al Sud, ma loro devono dimostrare che desiderano cambiare. Noi dobbiamo tenere duro sul modo che al Nord abbiamo di concepire l’amministrazione pubblica».
Teme qualche rampogna di Salvini?
«Alla mia età… Salvini è tollerante e capisce che ci sono diverse sfumature. E poi onore al merito per avere riportato in auge la Lega».
Un ultimo pensiero sul Uti…
«Credo che prenderemo spunto dalla legge per fare quello che sta facendo il sindaco di Rivignano per creare la Patria del Friuli composta dall’ex province di Udine, Gorizia e Pordenone da una parte e la città metropolitana di Trieste dall’altra». (d.pe)