19 aprile 2024
Aggiornato 01:30
Per l'ex ministro Barca le Uti come modello

Riforma degli enti locali: comincia la fase due con individuazione di priorità e risorse

La presidente Serracchiani ha difeso la riforma, rassicurando i primi cittadini. "Nulla cambierà per quel che riguarda la soluzione dei problemi legati ad alcuni servizi"

UDINE - «Non solo istituire un'aggregazione di funzioni e servizi fra Comuni, ma dare concretezza all'ambizione di realizzare un progetto di sviluppo dei territori condiviso e partecipato. Per questo motivo la riforma degli enti locali offre l'opportunità di fare quel salto di qualità che, in una regione frammentata come la nostra, assume il valore di un passo decisivo per il futuro dei cittadini».Questo uno dei concetti espressi dalla presidente della Regione Friuli Venezia Giulia, Debora Serracchiani, nel corso del Seminario che si è svolto a Udine, dedicato all'Intesa per lo sviluppo regionale e locale 2017-2019.

Le rassicurazioni di Serracchiani
L'appuntamento ha siglato di fatto l'avvio del confronto istituzionale che porterà alla stipula del patto triennale finalizzato all'individuazione delle priorità e delle risorse per sostenere le politiche di sviluppo di area vasta. Un'intesa a cui partecipano l'amministrazione regionale, mettendo sul tavolo i propri indirizzi strategici, il Consiglio delle Autonomie locali (Cal), e le Unioni Territoriali Intercomunali (Uti) con i loro Piani.
E proprio sul tema delle competenze delle Uti e del ruolo dei sindaci la presidente Serracchiani ha spiegato che per i primi cittadini nulla cambierà per quel che riguarda la soluzione dei problemi legati ad alcuni servizi, come ad esempio i lavori di manutenzione, per i quali, come adesso, si potranno rivolgere alla Regione e ottenere i trasferimenti ordinari. «Diverso - ha detto la presidente- è quello che accade con il Piano di sviluppo, perché si tratta di indicare quale sarà la visione strategica per i prossimi tre anni di un territorio: economia, imprese, viabilità, turismo, in pratica quello che i sindaci, attraverso un percorso di partecipazione con le realtà locali, prefigurano per quell'area». Nella sua premessa la presidente ha anche ricordato come quella degli enti locali è stata una riforma annunciata in tutti i programmi dei candidati alle ultime elezioni regionali, a testimonianza della percezione trasversale di un'esigenza di cambiamento. «Sappiamo - ha dichiarato Serracchiani - che si tratta di un passaggio impegnativo, ma siamo altrettanto consapevoli che per governare le problematiche dell'attualità non si possono usare strumenti superati dalla storia».

Le parole di Panontin e Barca
Da parte sua l'assessore regionale alle Autonomie Locali e coordinamento delle Riforme Paolo Panontin, ripercorrendo le tappe che porteranno entro il prossimo ottobre alla conclusione dell'iter, ha annunciato una novità in merito alla soluzione di uno dei problemi della pubblica amministrazione regionale, con conseguenze anche sulle Uti: il ristretto numero di personale amministrativo e il progressivo invecchiamento alla luce del blocco del turnover e del taglio dei trasferimenti. «Entro marzo - ha detto Panontin - presenteremo una soluzione che consentirà di risolvere la questione del deficit strutturale del personale, garantendo la possibilità di un certo numero di assunzioni al fine di avviare le Unioni».
Da parte sua, l'ex Ministro per la coesione territoriale Fabrizio Barca, intervenuto anch'egli al Seminario, ha sottolineato come la riforma degli enti locali della Regione Friuli Venezia Giulia possa diventare un modello, «perché parte - ha rilevato - da un progetto convincente che coniuga l'aggregazione di funzioni e servizi con lo sviluppo». Ma determinanti per Barca risultano essere anche alcuni fattori quali la conoscenza necessaria dei luoghi al fine di individuare idonee opportunità di crescita, così come l'attitudine delle forme di aggregazione nello sconfiggere quelle prassi abitudinarie nel governo del territorio che bloccano il necessario cambiamento. «Con le Uti - ha concluso ancora Barca - si crea una massa critica adeguata in termini di dimensioni territoriali, dove chi prima era piccolo può trovare una struttura tecnico amministrativa e delle risorse per governare meglio e risolvere i problemi dei cittadini".