20 aprile 2024
Aggiornato 16:00
Mestieri artigiani

Tornano in auge sarte e spazzacamini. Boom di tatuatori

Segnano un +788% le attività dedite a tatuaggio e piercing per ottanta aziende attive in Fvg, +362% quelle di sartoria e riparazione (37 aziende), +357 gli spazzacamini (32 aziende)

UDINE - Appena dieci anni fa, quando di crisi economica ancora non si parlava, nessuno avrebbe scommesso un euro sul ritorno di alcuni mestieri. Finiti nel baule in soffitta sembrava a tutti che lì fossero destinati a restare. E invece no. Sarà la ciclicità della storia. Sarà la recessione. Resta che dal 2009 al 2016 nell’ideale graduatoria dei mestieri artigiani che più hanno visto aumentare le proprie 'quote' si ritrovano vecchie conoscenze. Tornano la sarta, lo spazzacamino, esplodono i tatuatori. Con performance di crescita addirittura a tre cifre: segnano un +788% le attività dedite a tatuaggio e piercing per ottanta aziende attive in Friuli Venezia Giulia, +362% quelle di sartoria e riparazione (37 aziende), +357 gli spazzacamini (32 aziende). Dati che sono frutto di un'analisi realizzata da Confartigianato-Imprese Udine. 

Tendenza che rispetto il mutamento della società
Le ragioni del balzo in avanti sono diverse e se le aziende sul primo gradino del podio - per crescita - sembrano rispondere al diktat della moda e delle tendenze, che vedono ancora di buon occhio piercing e tatuaggi, complice l’occhiolino che viene dal mondo dello spettacolo, per quelle che si piazzano al secondo e terzo posto gli ingredienti del 'successo' sono altri. Anzitutto la crisi economica, che ha indotto le famiglie a ripensare i propri consumi, tornando a scaldarsi (anche) con la legna e a rattoppare un pantalone con un buco sul ginocchio anziché gettarlo. Ma non c’è solo maggiore parsimonia. Se da un lato la naturale reazione alla crisi economica è quella di chiudersi a riccio e centellinare le spese, dall’altra si vede anche una rinnovata voglia di impresa, di mettere se stessi alla prova. Sono due facce della stessa medaglia: nuove aziende aprono per rispondere ai nuovi bisogni della gente. Bisogni che hanno a che fare con il periodo inaugurato dalla recessione, ma anche con una rinnovata voglia di cura della persona che si riscontra puntuale scorrendo i dati.

Il restato della classifica
Al quarto posto della classifica troviamo infatti le attività di unghie e manicure. Ce ne sono ben 284 in regione e negli ultimi 8 anni sono cresciute del 165%, seguono i nidi e l’assistenza anziani (+157% per 18 unità complessive), le aziende votate al benessere fisico, ai massaggi e all’abbronzatura (+123% per 154 esercizi), quindi la toelettatura e la cura di cani e gatti (+103% per 73 attività). Chiudono la top ten dei mestieri artigiani in Friuli Venezia Giulia la riparazione, manutenzione, installazione di macchine e apparecchi (+70% per 257 attività), le pulizie specializzate (+70% per 56 attività) e i servizi di tipo commerciale e professionale (+67% per 403 attività). Fanalini di coda della classifica sono invece le aziende che più hanno accusato il colpo della crisi, sia produttiva che delle costruzioni, e quelle votate alla produzione di manufatti artistici.
La maglia nera va ai pubblicitari: ne restano in Fvg 85, il 39% in meno rispetto al 2009. Seguono, per riduzione dello stock d’imprese attive, le pelliccerie (oggi sono 18, -36%), le aziende di vino, distillati e bevande (sono 10, -33%). Risalendo la china s’incappa nelle legatorie (sono 22, -33%) , quindi in imprese di meccanica e subfornitura (258, -32%) per arrivare a quelle più strettamente legate alle dinamiche della recessione internazionale e alle contraddizioni di un’Europa che consente forti disparità tra Paesi. A farne le spese sono gli autotrasportatori, rimasti in 1.149 (-30% rispetto a otto anni fa) e l’edilizia pubblica (54 imprese oggi, -29,9%).