29 marzo 2024
Aggiornato 01:00
L'incontro

Terna spiega il progetto di elettrodotto Udine Ovest-Redipuglia in IV Commissione

I sindaci hanno ribadito di essere contrari alla tipologia di opera e di ritenere inopportuna la ripresa dei lavori senza attendere il pronunciamento della seconda richiesta al Tar del Lazio

UDINE - L'elettrodotto tra Udine Ovest e Redipuglia è stato il tema dell'audizione in IV Commissione consiliare, a cui hanno preso parte Terna, i sindaci dei Comuni di Basiliano, Pasian di Prato, Campoformido, Pozzuolo del
Friuli, Lestizza, Mortegliano, Pavia di Udine, Santa Maria la Longa, Trivignano Udinese, Palmanova, San Vito al Torre, Campolongo Tapogliano, Villesse, San Pier d'Isonzo, Fogliano Redipuglia, il Comitato per la vita del Friuli rurale, Italia Nostra, Legambiente, Wwf, Fondo mondiale per la natura. Un incontro organizzato su proposta del consigliere regionale Cristian Sergo proprio nel giorno in cui sono ripresi i lavori dell'elettrodotto. 

Terna ha illustrato il progetto
Il presidente Vittorino Boem (Pd) ha dato la parola ai dirigenti di Terna, che hanno ripercorso i quasi 3 anni tra progetti, pareri, lavori, stop e ricorsi di un'opera che coinvolge 30 Comuni del Friuli Venezia Giulia (Villesse e San Pier d'Isonzo saranno gli ultimi in cui si lavorerà) e che consiste in 40 chilometri di nuova linea aerea ad altissima tensione e nella dismissione di 110 chilometri di vecchie linee, circa 400 tralicci, per un costo di circa 106 milioni (86 quelli già spesi). La situazione elettrica regionale è tale - è stato sottolineato da Terna - che non si può dismettere nulla senza prima creare il nuovo, altrimenti il territorio si troverebbe al buio.
Da Sergo subito una serie di domande su quali siano stati gli ultimi blackout registrati in Fvg visto che l'opera è stata
giustificata per arginare questo problema; sulla procedura di Via e le migliorie ambientali; sugli importi già spesi e quelli ancora da spendere, in particolare sul perché si siano già sforate le spese a opera non ancora conclusa; sugli scambi tra Slovenia e Italia; sulla dorsale Redipuglia-Acciaierie Bertoli Safau (ABS).

Le perplessità dei sindaci
Palmanova, Mortegliano, Pavia di Udine, Trivignano Udinese, San Vito al Torre, Lestizza e Basiliano, questi i sette Comuni da sempre contro il progetto di Terna «perché - ha detto per primo il sindaco di Lestizza - non è vero che siamo contro l'elettrodotto ma siamo contro questo tipo di elettrodotto, che distrugge il nostro territorio. Continuiamo a chiedere il suo interramento». Anche i sindaci di Mortegliano, Palmanova e San Vito al Torre hanno poi accusato la tardività dell'audizione visto che ormai si parla di oltre l'80% di lavori realizzati e la ripresa dei cantieri nonostante si attenda l'esito della seconda richiesta al Tar del Lazio di una loro sospensiva, sollevata proprio da quei sette Comuni (il primo stop fu deciso dal Consiglio di Stato nel luglio del 2015). Era auspicabile quantomeno che Terna attendesse la riposta del tribunale - hanno fatto presente -.

La replica della società
Abbiamo studiato le necessità dell'intervento per prevenire eventuali blackout - è stata la spiegazione da parte della società concessionaria sul no all'interramento - e la scelta tra impianto aereo invece che via cavo, come ad esempio avviene in Piemonte, è legata alla capacità tecnica della rete di rispondere alle esigenze degli utenti e far sì che il costo delle bollette sia inferiore ai benefici. In cavo si crea calore che non si disperde, in via aerea sì. La situazione dell'assetto di rete qui è tale che rende necessaria una linea aerea, unica che garantirà maggiori benefici e meno costi. In aperto disaccordo che se ne faccia una questione economica, Alessandro Colautti (Ap). «Non mi interessa il lato economico se si tratta di salvaguardare ambiente e salute - ha detto il consigliere regionale -. Diverso è se, come avevate spiegato un tempo, per prevenire eventuali guasti a una linea interrata c'è bisogno di creare una doppia terna, dunque molto più invasiva di una linea aerea».
Ultimi a parlare, tutti da sempre contro il progetto siffatto, i rappresentanti delle associazioni ambientaliste e il Comitato per la vita del Friuli rurale, anch'essi più favorevoli all'interramento. «L'attuale rete del Fvg - ha detto una volta di più Legambiente - va semplicemente migliorata e adeguata. E vanno definiti più interventi di adattamento e completamento di linee esistenti a 132 Kv e 220 Kv per garantire maggiore stabilità all'intera rete regionale e allo stesso tempo permettere gli eventuali incrementi di fornitura che riguardano il sistema industriale».