29 marzo 2024
Aggiornato 12:00
Il caso

Gli animali cadono nei canali, ma nessuno pare interessarsene

La denuncia di Federcaccia dopo l'ennesimo salvataggio: “Da una decina di anni segnaliamo questa problematica, ma non veniamo ascoltati. E gli animali continuano a morire”

UDINE – Per un esemplare salvato ce ne sono altri nove che muoiono. Si tratta degli animali che cadono nelle rogge o nei canali che costeggiano i campi di mezzo Friuli. Una questione aperta e mai risolta, come sottolinea Paolo Viezzi, presidente di Federcaccia Friuli Venezia Giulia. «Da una decina di anni segnaliamo questa problematica, ma non veniamo ascoltati. E gli animali continuano a morire».

L’ultimo caso, in ordine di tempo, risale alla giornata di martedì, quando un capriolo è stato salvato da un cacciatore alle 5.30 del mattino dal canale Giavons, tra Coseano e Rive d'Arcano. «Non sempre c’è qualcuno pronto a intervenire e a evitare l’annegamento – spiega Vezzi –. Gli animali tentano di attraversare il canale, ma poiché gli argini sono realizzati con una pendenza di 90 gradi anziché 45 gradi, una volta dentro l’acqua non riescono più a saltare fuori. Per questo annegano e vengono ritrovati nelle griglie delle rogge». Un destino che accomuna animali selvatici come i caprioli, ma anche domestici come pecore e cani.

«Se rifare le sponde è costoso, basterebbe realizzare dei passaggi in legno sull’acqua, come avviene in Austria. In questo modo gli animali intenzionati ad attraversare non cadrebbero in acqua. Senza contare che si ridurrebbe di gran lunga il problema. Un sistema che andrebbe adottato anche sulle strade, per evitare gli investimenti che costano all’ente pubblico oltre 1 milione di euro l’anno. Purtroppo non c'é abbastanza considerazione verso questa problematica. Basti pensare – conclude – che non se ne fa nemmeno cenno nel nuovo Piano faunistico da poco approvato»