19 aprile 2024
Aggiornato 21:30
Esposizione aperta fino al 3 ottobre

Apre i battenti 'Volti di Palmira ad Aquileia', mostra-evento contro il terrorismo

Per Serracchiani "il progetto dell'archeologia ferita ci sta dando grandi soddisfazioni. È espressione di una cultura che ci permette di legare le genti, recuperare memorie e rendere attuale Aquileia come luogo di dialogo, incontro e confronto"

AQUILEIA - «Il progetto dell'archeologia ferita ci sta dando grandi soddisfazioni. È espressione di una cultura che ci permette di legare le genti, recuperare memorie e rendere attuale Aquileia come luogo di dialogo, incontro e confronto, tanto più in anni in cui un patrimonio universale e straordinario viene messo a repentaglio dagli attacchi terroristici». È quanto ha sottolineato la presidente della Regione Debora Serracchiani intervenendo all'inaugurazione della mostra 'Volti di Palmira ad Aquileia' realizzata dalla Fondazione Aquileia e dal Polo Museale del Friuli Venezia Giulia, aperta fino al 3 ottobre al Museo Archeologico Nazionale di Aquileia.

L'esposizione, curata da Cristiano Tiussi, direttore della Fondazione Aquileia e Marta Novello, direttrice del Museo Archeologico, ha ricevuto il patrocinio della Commissione Nazionale Italiana per l'Unesco, del ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo e del ministero degli Affari Esteri e Cooperazione Internazionale. 'Volti di Palmira' è il terzo appuntamento del percorso dedicato all'archeologia ferita, dopo quelli del Museo del Bardo di Tunisi e del Museo archeologico nazionale di Teheran, che la Fondazione Aquileia ha intrapreso nel 2015, in collaborazione con il Polo museale del Friuli Venezia Giulia. Un percorso di sensibilità e denuncia allo stesso tempo, che vuole ampliare l'attenzione dell'opinione pubblica sulla fragilità del patrimonio archeologico dell'umanità, colpito per mano dell'uomo stesso, come estremo sfregio perpetrato in azioni di guerra e terrorismo ispirate dal fondamentalismo. Una mostra che è quindi anche il simbolo della capacità di tessere relazioni internazionali per il tramite della cultura, come ha evidenziato il presidente della Fondazione Aquileia, Antonio Zanardi Landi secondo cui "lavorare sui temi che uniscono consente di inviare dei messaggi chiari e semplici all'opinione pubblica su ciò che Aquileia ha rappresentato e può rappresentare». Come ha riferito Zanardi Landi, la Fondazione «sta raccogliendo interessanti contatti con paesi con cui l'Italia è o è stata il primo partner commerciale e culturale, permettendoci di riscoprire filoni su cui possiamo aprire nuove proposte di collaborazione provenienti da singoli stati o dalle istituzioni europee dell'Unesco».
Sulla centralità di Aquileia nell'offerta culturale nazionale si è soffermato anche l'assessore regionale alla Cultura, Gianni Torrenti che ha ricordato gli investimenti (circa 5 milioni di euro) che il Ministero ha destinato al parco archeologico e al museo nazionale di Aquileia. Investimenti che si sono tradotti in un primo intervento, visibile proprio in occasione dell'apertura della mostra, ovvero il rifacimento dell'ingresso e della biglietteria del museo.

L'inaugurazione è stata segnata anche da un momento di commozione che ha coinvolto le centinaia di persone presenti, quando il sindaco della città romana, Gabriele Spanghero, ha chiesto un minuto di silenzio in ricordo di tutte le vittime del terrorismo ed in particolare di Khaled al-Asaad, il direttore generale del polo archeologico di Palmira, ucciso dai jihadisti l'8 agosto 2015 nell'estremo tentativo di difendere le vestigia dell'antica città. Il percorso espositivo presenta sedici reperti originali di Palmira e otto di Aquileia in un continuo rimando che vuole restituire i tratti comuni di due comunità legate dall'apertura cosmopolita, dall'intensa attività commerciale che portava con sé scambi di idee e cultura, contaminazioni e legami con l'Oriente, Roma e il Mediterraneo. La mostra stessa è frutto della collaborazione tra più musei e collezioni private. Vi sono i volti degli esponenti di spicco delle più illustri famiglie palmirene sui rilievi provenienti dalle ricche tombe di famiglia. Un bassorilievo con iscrizione in palmireno è stato prestato per l'occasione dai Musei Capitolini. Dai Musei Vaticani proviene una raffinata testa di sacerdote, riconoscibile dal copricapo tronco-conico (modius). Un'altra testa arriva dalla Custodia di Terra Santa ornata da una corona di foglie e bacche di alloro fissata da un medaglione. Altre figure di spicco sono rappresentate nel rilievo del Salamallat da Gerusalemme o in quello di Makkai da collezione privata. Magnificenza ed eleganza si ritrovano negli ornamenti delle donne palmirene, come fibulae, diademi e anelli rappresentati nel rilievo dal Museo Barracco, in cui si coglie anche un particolare pendente a forma di campana agganciato a un bracciale a torciglione, un amuleto diffuso in tutta la Siria romana. La splendida lastra del Museo Tucci svela l'abbigliamento dell'epoca, in cui la figura femminile, a conferma delle contaminazioni e della diffusione delle mode, è vestita alla greca con il chiton (tunica) e l'himation (mantello).