19 aprile 2024
Aggiornato 01:30
Il caso

L'Italia rimanda l'ambasciatore a Il Cairo: per la famiglia Regeni è 'resa incondizionata'

"Solo quando avremo la verità sul perche' e chi ha ucciso Giulio - continuano - quando ci verranno consegnati, vivi, i suoi torturatori e tutti i loro complici, solo allora l'ambasciatore potrà tornare al Cairo senza calpestare la nostra dignità". La risposta del premier Gentiloni

FIUMICELLO - La famiglia Regeni esprime la sua «indignazione per le modalità, la tempistica ed il contenuto della decisione del Governo italiano di rimandare l'ambasciatore al Cairo». I parenti di Giulio Regeni, il ricercatore italiano ucciso al Cairo, rilevano come «ad oggi, dopo 18 mesi di lunghi silenzi e anche sanguinari depistaggi, non vi e' stata nessuna vera svolta nel processo sul sequestro, le torture e l'uccisione di Giulio».

«La decisione di rimandare ora, nell'obnubilamento di ferragosto, l'ambasciatore in Egitto ha il sapore di una resa confezionata ad arte». «Solo quando avremo la verità sul perche' e chi ha ucciso Giulio - continuano - quando ci verranno consegnati, vivi, i suoi torturatori e tutti i loro complici, solo allora l'ambasciatore potrà tornare al Cairo senza calpestare la nostra dignità».

Immediata la replica del premier Paolo Gentiloni. «L'Ambasciatore italiano al Cairo avrà, tra l'altro, il compito di contribuire alla azione per la ricerca della verità sull'assassinio di Giulio Regeni. Una ricerca su cui prosegue la collaborazione tra le procure dei due Paesi, come chiarito dal procuratore Pignatone. Un impegno al quale non rinunceremo, come ho confermato anche oggi ai genitori di Giulio Regeni».