28 marzo 2024
Aggiornato 19:30
Verso il 2018

Paviotti: «Il centrosinistra non deve avere paura di rivendicare quanto fatto»

Il capogruppo compara questo periodo con quello di Romano Prodi: «Vedo fare capolino la tendenza di volersi 'smarcare' dal passato, puntando a un'improbabile 'discontinuità', quasi a voler costruire una nuova, ma inutile, 'verginità' politica»

FVG - Il centrosinistra si prepara a giocare la partita delle elezioni regionali del 2018. E la civica dei Cittadini ha intenzione, come già avvenuto in passato, di giocare un ruolo di primo piano, facendo valere il consenso ricevuto nelle ultime consultazioni elettorali. «Una partita, a detta di tutti, difficile e tuttavia - afferma il capogruppo in Consiglio regionale, Pietro Paviotti - una partita che la coalizione che ha governato può vincere solo se avrà il coraggio di giocare a viso aperto, intestandosi senza paure la paternità delle riforme approvate e spiegandole alle elettrici e agli elettori. Vedo invece fare capolino la tendenza di volersi 'smarcare' dal passato, puntando a un'improbabile 'discontinuità', quasi a voler costruire una nuova, ma inutile, 'verginità' politica». 

«Se andiamo indietro nella storia del centrosinistra - aggiunge Paviotti - possiamo ricordare come a livello nazionale successe la stessa cosa con Romano Prodi. Oggi è osannato, ma nel 2008, quando cadde il suo secondo governo e tornammo a elezioni, la parola d’ordine nel centrosinistra coniglio era 'discontinuità'. Risultato: vinse Berlusconi e a mani basse. Quando poi qualcuno, in genere del Pd, vuole individuare una riforma da sacrificare parla della L.R. 26/2014 più conosciuta come Riforma dei Comuni e introduzione delle Unioni Territoriali Intercomunali, le Uti. Ebbene, premesso che nessuno ha mai seriamente spiegato cosa non funziona nella legge al di là di generiche affermazioni  del tipo 'riforma antidemocratica e calata dall’alto', non vorrei che, nel campo del centrosinistra, volendo individuare un capro espiatorio, si pensi a scaricare sull’alleato Cittadini e sul suo assessore Panontin la causa delle proprie paure, perché di paure si tratta. Lo dico non per difesa corporativa, ma innanzitutto perchè la riforma degli enti locali così come approvata, è figlia legittima del programma elettorale del centrosinistra ​.​​​​​​Non solo, la stessa è stata ampiamente discussa e condivisa in sede di maggioranza regionale oltre che spiegata ai sindaci e all’Anci». Paviotti è convinto che le difficoltà incontrate siano «una normale conseguenza di una trasformazione importante e dunque 'vera' che richiede un periodo di assestamento e di consolidamento alla nuova realtà».

Paviotti, infine, ricorda come «questa riforma, al pari di quella della sanità, è figlia di tutta la coalizione, dei Cittadini, del Pd e di Sel. I meriti sono di tutti e gli errori (che poi altro non sono stati che parti 'applicative' da tarare meglio) che sempre ci sono ma che abbiamo via via corretto con le famose 'troppe modifiche alla Legge', sono di tutti, dei Cittadini, di Sel e anche del Pd. Concludo esortando la coalizione ad un atteggiamento più aperto e meno ripiegato. Aver avuto il coraggio di agire politicamente proponendo riforme necessarie prima che utili deve essere al centro della nostra campagna elettorale. Una larga parte di cittadini, i nostri elettori in particolare - chiude Paviotti - premiano chi dimostra di credere in ciò che ha fatto e che ha il coraggio di assumersi le proprie responsabilità; puniscono invece chi cerca atteggiamenti furbeschi e da vecchia politica».