5 maggio 2024
Aggiornato 06:00
Omicidio di Dignano

Mazzega trasferito nel carcere di Pordenone in attesa del 'braccialetto'

Intanto il sindaco di Dignano Zuccolo scrive a Mattarella per esprimere tutto il proprio disappunto e quello di un’intera comunità alla decisione di concedere gli arresti domiciliari al 36enne. «Una scelta sconcertante e inaccettabile»

UDINE – Francesco Mazzega, il 36enne di Muzzana reo confesso dell'omicidio della fidanzata 21enne Nadia Orlando, è uscito dal carcere di Udine per essere trasferito in quello di Pordenone. Dovrà restare in prigione ancora qualche settimana in attesa dell’arrivo del braccialetto elettronico che potrà consentirgli di attendere il processo agli arresti domiciliari.

Mazzega ha fatto la sua apparizione in via Spalato sabato poco dopo le 9.30 accompagnato dagli agenti della Polizia penitenziaria. Capelli più lunghi del solito e barba incolta, il 36enne non ha detto nulla e ha dedicato solo un rapido sguardo agli obiettivi dei fotografi. Il trasferimento si è reso necessario dopo la protesta inscenata da alcuni detenuti di Udine alla notizia della sua scarcerazione. Ecco perché, per evitare ‘problemi’, l’uomo è stato portato nella sezione ‘protetti’ del carcere di Pordenone.

Intanto il sindaco di Dignano, Riccardo Zuccolo, ha preso carta e penna per rivolgersi al Capo dello stato, Sergio Mattarella. L’ha fatto per esprimere tutto il proprio disappunto e quello di un’intera comunità alla decisione di concedere gli arresti domiciliari a Mazzega. «Il provvedimento, qualora fosse confermato, apparirebbe del tutto sconcertante e inaccettabile per una comunità ancora tramortita da un delitto così efferato, odioso e profondamente lesivo del nostro più profondo sentire». «Al dolore, ancora vivo e lancinante - aggiunge Zuccolo - si aggiungono adesso lo sconcerto e la rabbia contro un sistema istituzionale che mostra così di non saperlo adeguatamente riconoscere e rispettare. È per questo invito le istituzioni ad attivarsi senza ritardo fin da subito affinché non siano inascoltati le urla di disapprovazione e il disgusto di tanta gente comune».