28 marzo 2024
Aggiornato 21:00
Il Caso

Disagi sulla Udine-Cividale: i pendolari chiedono un management ferroviario e non «politico»

Nel mirino dei Comitati ci sono le tariffe, la mancata programmazione delle manutenzioni, il fatto che i macchinisti sono in fuga (già una decina quelli che hanno rassegnato le dimissioni), la scarsa sicurezza legata al binario unico

UDINE – Continuano i disagi per i viaggiatori sulla linea ferroviaria Udine-Cividale. Negli ultimi giorni sono state una ventina le corse cancellate e anche quando il treno è partito, molti sono dovuti restare in piedi o addirittura a terra a causa del sovraffollamento. Una situazione che ha fatto infuriare i Comitati dei pendolari, i quali, oltre a chiedere un intervento urgente della Regione, pretendono ‘la testa’ dell’amministrazione delegato di Fuc (Ferrovie Udine Cividale), Maurizio Ionico.

«Fuc – chiariscono i rappresentanti del Comitato pendolari Alto Friuli –  paga purtroppo il fatto di essere diventata un ‘poltronificio’, che negli anni non ha saputo stare al passo del mercato. In questo contesto c’è da chiedersi se è conveniente continuare a investire soldi pubblici per la gestione di un servizio in house, incapace a programmare la manutenzione dei suoi mezzi lungo una linea di appena 15 km, ovvero se è più logico e conveniente affidare il servizio a gestori come Rfi e Trenitalia, che offrono maggiori garanzie e competenze». Accanto alle cancellazioni e al sovraffollamento dei convogli, a finire nel mirino dei Comitati ci sono le tariffe, la mancata programmazione delle manutenzioni (circostanza che rende carente il numero di carrozze a disposizione), il fatto che i macchinisti siano in fuga (già una decina quelli che hanno rassegnato le dimissioni), la scarsa sicurezza legata al binario unico (c’è in previsione un intervento da 8 milioni di euro per migliorare le cose, ma i lavori non partono)

«E’ dovere della politica svolgere una seria riflessione sul futuro di Fuc – prosegue il Comitato pendolari – ed è chiaro che se l'azionista unico Regione continuerà a fungere da mero bancomat, erogando 3,5 milioni/anno per garantire un servizio così modesto, il futuro non potrà che essere molto difficile. Se vogliamo salvare questo patrimonio, il primo atto dovuto, è nominare un management ferroviario, capace e non legato ai partiti. La ferrovia necessità di competenze e professionalità specifiche e di questo la politica deve prenderne atto, visto che non ci si può improvvisare ferrovieri dall’oggi al domani!»