19 marzo 2024
Aggiornato 07:30
Il 5 dicembre alle 18.30 a Udine

Il ritratto di Loris Fortuna, «un uomo che ha saputo cambiare l’Italia»

Gisella Pagano racconta in un libro il politico che con il Psi divenne celebre per le sue battaglie sui diritti. «Se ci fosse ancora l’Italia sarebbe diversa e migliore», dice. Alla presentazione anche Peppino Englaro

UDINE - Lei, Gisella Pagano, all’epoca del loro incontro era una soubrette di punta della Rai. Era diventata famosa accanto a un ballerino provetto come Don Lurio, ma soprattutto a Marcello Marchesi, singolare figura di intellettuale. Lui, Loris Fortuna, socialista, deportato in Baviera nel 1944, leader vero, appassionato, intellettuale, politico, militante, era già diventato il vessillifero delle battaglie civili, in primis quella a favore del divorzio. Le cronache assicurano che si erano conosciuti nel 1971, dopo un comizio di Fortuna in piazza Navona. Martedì 5 dicembre alle 18.30, Gisella ­­­­Pagano, che ha vissuto con Fortuna gli ultimi 16 anni della sua vita, presenterà a Là di Moret il suo libro ‘Loris Fortuna quel matto sano che riuscì a cambiare l’Italia’. Con lei ci saranno Claudio Martelli, Ferruccio Saro e Beppino Englaro moderati da Omar Monestier. 

Quando ha scritto questo libro?
«Sei mesi fa».
E che ritratto ne esce di Loris Fortuna?
«Un ritratto squisitamente politico, che parte da quando era piccolo e passa attraverso la sua prigionia durante il fascismo, per arrivare alle sue battaglie politico-civili».
Se dovesse fare una sintesi del libro in pochissime parole?
«Loris è stato un uomo che ha saputo cambiare l’Italia. Basti pensare alla riforma sul diritto di famiglia e alla legge sul divorzio. E’ un libro che forse colma un vuoto».
Quale?
«E’ un libro che si legge a sprazzi per rinverdire il ricorso di un politico vero e di un uomo autentico che, ripeto, ha voluto e saputo cambiare il nostro Paese».
Aveva cambiato anche lei?
«Posso soltanto dirle che ci ho vissuto accanto meravigliosamente per 16 anni».
Politicamente condivideva tutto?
«Assolutamente sì. E condividevo pure la sua passione e la sua sofferenza quando doveva difendersi dai nemici. La battaglia per il divorzio è stata durissima. Lui, gli avversari politici voleva convincerli e non prevaricarli».
Ci dica che rapporto aveva con il Friuli.
«Loris viveva per il suo Friuli. Quando venne il terremoto crollò la nostra casa e fummo costretti, a malincuore, a tornare a Roma. Ricordo che gli promisi che l’avremmo ricostruita...Ecco, io stessa, che sono stata adottata da voi, mi sento più friulana che milanese».
Vi eravate conosciuti a piazza Navona, dopo un suo comizio?
«No, lì ero stata invitata da lui. A farci conoscere tempo prima era stato l‘avvocato di mio padre, Cannetta, che a sua volta era grande amico di Loris».
E che cosa la fece innamorare?
«La sua semplicità, la sua ultra intelligenza che però veniva capita anche dalle persone medie e addirittura da quelle senza cultura. Era davvero un genio, Loris».
Il ricordo più bello?
«Non ce n’è uno solo, ma tanti. So di volergli ancora bene. E so anche…».
Dica...
«Che se ci fosse ancora l’Italia sarebbe diversa e migliore. Non ci sono più uomini come lui: caparbi, ma soprattutto e veri e dediti al bene comune».
Politicamente c’è qualcuno che oggi gli assomiglia?
«Oggi come oggi, no. Io oggi questa politica non la capisco. Tutti che si arrabbiano, che si insultano, che pensano solo a vincere… No, non è questo che aiuta gli italiani. Sarebbe auspicabile che arrivasse una persona come lui».
Ne basterebbe uno soltanto, di Loris Fortuna?
«Mah, so che se ci fosse ancora sarebbero tantissimi a seguirlo con l’obiettivo di ridare all’Italia onestà, giustizia, benessere tranquillità».
Invece?
«Io mi sento un po’ fuori da questo mondo politico».