27 aprile 2024
Aggiornato 04:00
Tutti denunciati

Presentano assunzioni fittizie per avere il permesso di soggiorno: 29 nei guai

Secondo le stime dell'Inps l'attività ha permesso un risparmio in erogazioni non dovute ai lavoratori per una cifra fra i 250 mila e i 300 mila euro

UDINE – Sono 29 i cittadini stranieri, nella maggioranza dei casi di nazionalità kosovara, che hanno presentato fittizie assunzioni, in fase di rinnovo del soggiorno. Ora sono tutti stati denunciati dalle Procure di Udine, Bergamo, Ascoli Piceno, Trieste, Padova e Venezia.

Le indagini
Dopo una prima fase che aveva interessato cinque soggetti, segnalati alla Procura di Udine, gli accertamenti compiuti hanno fatto emergere numerose altre posizioni di illegalità, riguardanti soggetti di nazionalità kosovara, che risultavano apparentemente assunti da due distinte imprese edili, ubicate in provincia di Treviso, i cui amministratori erano anche loro di nazionalità kosovara. Le verifiche – effettuate dalla squadra mobile della Questura di Udine, con il concorso dell’Ufficio Ispettivo dell'Inps di Treviso - hanno permesso di appurare che le due società, fra il 2014 e gli inizi del 2017, hanno assunto 116 lavoratori, nella grande maggioranza dei casi di nazionalità kosovara, che si trovavano, al momento dell'assunzione, senza un impiego e prossimi alla presentazione dell'istanza del rinnovo del soggiorno. L'attività in questione ha portato l'Inps ad acquisire una lunga serie di elementi oggettivi e convergenti fra loro, che lo hanno portato a disconoscere tutti i rapporti di lavoro sottoscritti dalle imprese edili, facendo emergere gravi inadempienze di natura tributaria e contributiva.

Domande di soggiorno respinte
Secondo le stime dell’Istituto nazionale della previdenza sociale, dal solo punto di vista contributivo, l'attività ha permesso un risparmio in erogazioni non dovute ai lavoratori per una cifra fra i 250 mila e i 300 mila euro. I lavoratori segnalati hanno presentato le contrattualizzazioni in questione, al fine di documentare un lavoro, ovvero un reddito, necessario al riconoscimento dell’istanza di rinnovo o rilascio del soggiorno, domande che altrimenti non sarebbero state accolte, e che in seguito agli accertamenti di cui sopra, sono state effettivamente respinte.