18 aprile 2024
Aggiornato 23:00
L’intervista

Fedriga detta la linea: «Umiltà, lavoro e ascolto per risollevare la Regione Fvg»

Il candidato del centrodestra parla delle sue priorità, della coalizione che lo sostiene ma anche di Udine di Roma. «Ci proponiamo per cambiare le cose»

UDINE – Cambiare rotta e ascoltare i territori. Saranno due dei leit motive della campagna elettorale di Massimiliano Fedriga, ‘fresco’ candidato alla presidenza della Regione Fvg da parte del centrodestra. Classe 1980, Fedriga è cresciuto a pane e Lega, essendosi iscritto al movimento padano già nel 1995. Alle spalle ha due legislature alla Camera e negli ultimi anni ha saputo ritagliarsi un ruolo di primo piano al fianco di Matteo Salvini. Ora proverà a strappare al centrosinistra la guida del Friuli Venezia Giulia.

Il centrodestra ha scelto lei, ma quanta fatica…
«Non c’è dubbio, c’è stata una discussione accesa nella coalizione, ma l’importante è essere arrivati al risultato finale. Il centrodestra si è dimostrato unito: tutti hanno accettato di fare un passo indietro per consentire ai cittadini del Friuli Venezia Giulia di fare due passi avanti. Non possiamo permetterci di riconsegnare la Regione a chi l’ha devastata negli ultimi 5 anni, e mi riferisco a Debora Serracchiani e a Sergio Bolzonello».
Quindi secondo lei la Regione Fvg è un ‘malato’ da curare?
«La Regione è in ginocchio a causa di scelte scellerate nei campo della Sanità, delle Autonomie locali, dei patti economici con Roma. Tutto questo mi preoccupa, perché le cose da fare, per raddrizzare la situazione, sono molte. Servono umiltà, lavoro e ascolto».
Quali le sue priorità?
«La Sanità innanzitutto, che non funziona e che sta togliendo alle persone il diritto alla salute. Poi le Autonomie locali: la drammatica riforma delle Uti, le Unioni territoriali intercomunali, ha penalizzato i Comuni e di conseguenza ha peggiorato i servizi erogati ai cittadini. Quando una riforma è imposta e non condivisa i risultati, negativi, si vedono. In questo senso è necessario scegliere insieme ai sindaci perché la Regione, com’è stata negli ultimi 5 anni, non deve più essere un ‘padrone’ ma un ente in grado di ascoltare e coordinare con l’obiettivo di migliorare l’attività degli enti locali. Faremo l’opposto di Serracchiani, non accentreremo tutto alla Regione ma delegheremo ai territori».
Ha già in mente una squadra?
«La decideremo insieme agli alleati, non ci sarà un «umo solo al comando' come in questa legislatura. Ci sarà, invece, un allenatore di una squadra, che darà la possibilità a ogni elemento di esprimersi al meglio sulla base delle proprie capacità, in modo da poter affrontare le diverse problematiche in maniera analitica. Va cambiato un vecchio modo di fare politica».
Chi teme di più dei suoi avversari?
«Non guardo nel campo degli avversari, non mi interessa chi c’è dall’altra parte. Abbiamo la responsabilità di offrire un buon progetto e un futuro diverso alla Regione. Ed è su questo che ci concentreremo. Mi pare che in questi giorni ci sia già chi pensa a denigrare gli altri, e mi riferisco al Pd».
Torniamo alla ‘telenovela’ sulla scelta del candidato presidente. Secondo lei il centrodestra ne esce rafforzato o indebolito?
«Non si è indebolito, al contrario, il dibattito che ne è nato ha dimostrato la forza della coalizione, visto che nonostante tutte le tensioni ci presentiamo uniti alla prossime elezioni».
Su Udine può ancora succedere qualcosa?
«Non me ne sto più occupando, ma resto convinto che Pietro Fontanini resti un ottimo candidato a sindaco».
E a Roma cosa accadrà?
«Stiamo cercando di trovare trovare soluzioni in una situazione complicata rispetto ai numeri. Andremo al governo solo se potremo mettere in campo gli impegni presi con gli elettori, e cioè abolizione della legge Fornero, introduzione della flat tax e contrasto all’immigrazione clandestina. Non vogliamo occupare poltrone tanto per farlo. E così sarà anche in Regione Fvg: ci proponiamo per cambiare le cose».