28 marzo 2024
Aggiornato 21:30
Il 30 e 31 ottobre

Menocchio: tour regionale per il nuovo e atteso film di Alberto Fasulo

Anteprima a Udine, martedì 30 ottobre, per poi fare tappa a Pordenone e Trieste mercoledì 31

FVG - Il cinema non conforme di Alberto Fasulo incontra il pensiero non conforme di Domenico Scandella, detto Menocchio, il mugnaio ribelle bruciato sul rogo alla fine del ‘500. Ed ecco, appunto, Menocchio, presentato in concorso al 71° Festival di Locarno e vincitore del Gran Prix du Jury all’Annecy Cinéma Italien. Il film, prodotto e distribuito dalla Nefertiti Film, è atteso nei cinema dall’8 novembre e ora è pronto per affrontare il pubblico friulano: il tour regionale partirà con l’anteprima al Visionario di Udine il 30 ottobre (alla presenza del regista), per poi fare tappa a Cinemazero di Pordenone (il 31 ottobre, ancora alla presenza del regista) e al Cinema Ariston di Trieste (sempre il 31 ottobre, ma Fasulo incontrerà gli spettatori il 9 novembre).

PAROLA AL REGISTA - Lavorando sul cortocircuito visivo e narrativo fra passato (una messinscena rigorosissima, quasi documentaristica) e presente (la modernità corsara dell’eretico friulano), Menocchio si allontana dai canoni del biopic e della storiografia per mettere a fuoco una riflessione molto più universale sul valore della disobbedienza. Sulla forza eversiva delle idee. Sulle conseguenze della libertà. Commenta Fasulo: «In un’epoca in cui qualsiasi minimo afflato etico, sacrale o spirituale che sia, viene ridicolizzato, distrutto, disintegrato con un semplice tweet, o commento su Facebook, è quanto mai attuale la parabola di un uomo che cerca disperatamente il modo di lottare contro il potere e si ritrova a dover fare i conti anche con la paura, il tradimento e la complicità di amici che lo vorrebbero zittire».

LA PELLICOLA - 1500. La Chiesa Cattolica Romana, sentendosi minacciata nella sua egemonia dalla Riforma Protestante, sferra la prima sistematica guerra ideologica di uno Stato per il controllo totale delle coscienze. Il nuovo confessionale, disegnato proprio in questi anni, si trasforma da luogo di consolazione delle anime a tribunale della mente. Ascoltare, spiare e denunciare il prossimo diventano pratiche obbligatorie, pena: la scomunica, il carcere o il rogo. Menocchio, vecchio, cocciuto mugnaio autodidatta di un piccolo villaggio sperduto fra i monti del Friuli, decide di ribellarsi. Ricercato per eresia, non dà ascolto alle suppliche di amici e famigliari e invece di fuggire o patteggiare, affronta il processo. Non è solo stanco di soprusi, abusi, tasse, ingiustizie. In quanto uomo, Menocchio è genuinamente convinto di essere uguale ai vescovi, agli inquisitori e persino al Papa, tanto che nel suo intimo spera, sente e crede di poterli riconvertire a un ideale di povertà e amore.