29 marzo 2024
Aggiornato 14:30
La commemorazione

Vittime del campo di Gonars: ricordata una delle pagine buie del secolo scorso

Nella struttura morirono 500 persone, in gran parte civili sloveni e croati

GONARS - «La coesione tra le Nazioni garantita dall'Europa è stato il sistema politico e culturale capace di farci di compiere grandi passi in avanti nel riconoscimento, il rispetto e la condivisione dei drammi del '900 che hanno colpito la nostra terra di confine. Tra questi, la vergognosa pagina di storia legata al campo di concentramento di Gonars, dove è stato calpestato il valore umano del prossimo». Lo ha affermato il vicegovernatore della Regione Friuli Venezia Giulia, Riccardo Riccardi, a margine della cerimonia di commemorazione che si è tenuta nel cimitero di Gonars in ricordo delle vittime del campo di concentramento allestito, nei pressi di Gonars, nel corso della seconda Guerra Mondiale. Riccardi ha altresì sottolineato come quanto accaduto a Gonars rappresenti "il modo delirante di rapportarsi con l'altro, in uno scenario di brutale oppressione nei confronti di donne, uomini e bambini imprigionati in condizioni estreme a causa del loro essere altri, in questo caso sloveni e croati». Il vicegovernatore, oltre a rimarcare il tema delle responsabilità di quanto accaduto, ha affermato che «la partecipazione al ricordo e la conservazione della memoria sono gli anticorpi su cui far leva affinché il dolore e la sofferenza che hanno subito gli internati di Gonars in futuro non abbiano più a ripetersi». In questo, ha concluso Riccardi, il ruolo di cerniera di collegamento tra Est e Ovest ricoperto dalla nostra regione deve ulteriormente favorire questo processo di dialogo, superando i drammi del passato attraverso il rispetto reciproco e il confronto, «al fine di proiettarci insieme in un futuro di amicizia e collaborazione per lo sviluppo sociale e economico di queste terre».

Alla cerimonia ha preso parte, tra gli altri, anche il presidente del Consiglio regionale, Piero Mauro Zanin, che ha voluto ricordare le vittime del campo per internati civili sloveni e croati allestito durante la seconda guerra mondiale, nel quale furono rinchiusi i deportati che provenivano prevalentemente da Vrhnika (oggi gemellata con Gonars), Borovica e Kostav: qui trovarono la morte in più di 500. Il Sacrario, eretto nel 1973, accoglie le spoglie di 471 persone decedute nel campo tra il 1942 e il 1943. Zanin ha sottolineato come il ricordare un periodo in cui l'oscurità delle coscienze, figlia di ideologie che vedevano nella difesa dei nazionalismi il tentativo di prevaricare dell'uomo sull'uomo, renda vivo a tanti anni di distanza l'orrore e come però la commemorazione non basti a lenire le ferite lasciate da quegli atti e a riempire il dolore di nazioni, comunità, singoli cittadini. L'autocoscienza personale, non ideologica, deve aiutarci a ribadire in maniera unanime, trasversale e fissa nel tempo la condanna ferma di tutte le atrocità che in qualsiasi luogo e per qualsiasi motivo hanno restituito la prevaricazione, ha detto il presidente evidenziando che nella mancata restituzione del dolore c'è la speranza della memoria: lo dimostra il fatto che i mattoni con cui era stato costruito il campo (poi distrutto da un incendio quando la guerra era ormai finita) sono serviti, in una sorta di rivincita della vita sulla morte, a costruire l'asilo parrocchiale trasformando un posto di contenzione nel perimetro di un luogo di formazione delle nuove generazioni. Un simbolo importante per Zanin: la metafora della capacità dell'uomo di recuperare il bene anche dalle cose più orrende. Ed anche simbolo dell'impegno che dobbiamo perseguire a costruire questa Europa che ci vede fratelli dopo due guerre.