19 aprile 2024
Aggiornato 00:00
Lavoro

Fvg, 40 mila giovani senza lavoro: metà sono Neet

Gruarin (Uil Fvg): “I giovani vivono un senso di impotenza quando si scontrano con la ricerca del lavoro”

FVG - Sono 40 mila, in Friuli Venezia Giulia, i giovani senza lavoro. Uno su cinque nella fascia tra i 15 e i 34 anni. Metà di loro l’impiego neppure lo cercano. Sono i cosiddetti Neet (not in education, employment or training), che non studiano, non lavorano e, soprattutto, non fanno nulla per cambiare la loro condizione.

L’ANALISI - E’ quanto emerge da un’analisi condotta dalla componente della segretaria regionale della Uil Fvg Magda Gruarin, illustrata domenica 28 ottobre nel corso di un incontro su «I Giovani – Inquietudini e prospettive nella fase di un cambio d’epoca», organizzato dal centro culturale Il Ridotto nel centro Turoldo a Coderno di Sedegliano, di cui Gruarin è stata ospite insieme al direttore artistico del Teatro Nuovo Giovanni da Udine Giuseppe Bevilacqua, dal professor Claudio Freschi e da don Davide Larice. «La disoccupazione giovanile in Italia (32,6% in crescita rispetto al 32,2% registrato a maggio) è il doppio della media europea. Il tasso nell’Eurozona è pari al 16,9% contro il 18,9% di 12 mesi fa. Nell’Unione Europea a 28 la disoccupazione è scesa al 15,2% rispetto al 16,8% registrato nel giugno 2017. I tassi di disoccupazione più bassi si sono registrati a Malta (5,5%), in Germania (6,2%) e nei Paesi Bassi (7,2%)», illustra Gruarin nonostante le difficoltà di leggere i dati.

TREND IN CRESCITA - «Nel 2017 il numero degli occupati in Friuli Venezia Giulia si è attestato a 505.120 unità, con un trend in leggera crescita, caratterizzato dall’aumento degli occupati part-time che nella maggior parte dei casi è una scelta non volontaria. Nel conto rientrano anche i precari e i voucher. L’impatto della crisi sul mercato del lavoro – prosegue Gruarin –  è stato particolarmente marcato per i giovani: il tasso regionale di disoccupazione giovanile15-24 anni, pur passando dal 28,5% del 2016 al 25,4%del 2017, resta ancora distante dal 13,2% del 2008 e dal 6,8% della Germania». «Sarebbe sbagliato, scorretto e fuorviante dare un giudizio sui giovani, additarli come bamboccioni - analizza la situazione la segretaria Magda Gruarin -. Sarebbe sbagliato per due ragioni: ci sono tanti esempi positivi e siamo tutti all’interno delle dinamiche sbagliate di questa società».

CAMBIO EPOCALE - Secondo Gruarin, in questo cambio epocale che stiamo attraversando, «la trasformazione della società e del mondo del lavoro, a seguito della crisi economica, della globalizzazione e dell’avvento prorompente dell’era digitale, hanno portato a un indebolimento dell’economia, a un aumento della precarietà e all’impoverimento di tante famiglie che in realtà sono il cardine della società e un punto di riferimento e sostegno per i giovani». «L’offerta non riesce a garantire ai giovani l’ingresso e la permanenza nel mercato del lavoro. Le aspettative rispetto a un lavoro immediato, ben pagato e senza dover fare tanti sacrifici si scontrano al momento della ricerca del lavoro. E i giovani - conclude Gruarin – vivono un senso di impotenza e sfiducia».