18 aprile 2024
Aggiornato 20:00
Roma

Fedriga: «L'abete del Fvg in Vaticano è il simbolo di una terra che sa rialzarsi»

A pigiare il tasto che ha illuminato l'abete è stata una piccola pordenonese di tre anni, di nome Asia

ROMA - «Un simbolo della nostra terra che è stata colpita e ferita nel mese di ottobre ma che, come sempre, ha avuto la forza di rialzarsi». Così il governatore del Friuli Venezia Giulia Massimiliano Fedriga ha definito l'abete di Natale proveniente dal Cansiglio e donato al Santo Padre, la cui cerimonia di accensione delle luminarie è avvenuta venerdì sera in piazza San Pietro.

IL GRAZIE AL VATICANO - A pigiare il tasto che ha illuminato l'abete è stata una piccola pordenonese di tre anni, di nome Asia. Alla presenza del cardinale Giuseppe Bertello, presidente del governatorato della Città del Vaticano, di una quindicina di ambasciatori accreditati presso la Santa sede, del vescovo della diocesi di Concordia Pordenone Giuseppe Pellegrini e di alcuni rappresentanti dell'esecutivo regionale, Fedriga ha ricordato come l'abete incarni lo spirito della gente che vive in Friuli Venezia Giulia e che l'albero, proprio in occasione del Natale, assuma un significato molto particolare come la riscoperta delle radici cristiane. Rivolgendosi al cardinal Bertello, il governatore ha ringraziato il Vaticano «per aver ospitato un simbolo della nostra terra colpita e ferita dal maltempo che si è abbattuto nelle nostre zone, ma che ha saputo prontamente reagire come già più volte è accaduto in passato. Questo albero - ha aggiunto Fedriga - rappresenta anche le nostre radici culturali, quelle che si riferiscono alle nostre tradizioni e alla nostra fede, alle quali dobbiamo cercare di fare riferimento quotidianamente nei nostri territori e non solo in occasioni ufficiali come quella di oggi».

IL VALORE DEI VOLONTARI - Quindi Fedriga, riferendosi al maltempo e all'abete come emblema di una regione che non si è spezzata di fronte alle intemperie, ha ricordato il grande lavoro compiuto dalle migliaia di volontari che hanno lavorato per ripristinare i territori colpiti dalle avverse condizioni atmosferiche. «Queste persone - ha detto - hanno computo una sorta di 'sacrificio d'amore' mettendosi a disposizione di chi aveva subito danni e devastazione. Volontari che si sono rimboccati le maniche, portando aiuto e sostegno a chi ne aveva bisogno. Questi elementi - ha concluso il governatore - mi rendono orgoglioso di rappresentare questa terra». La cerimonia di accensione delle luminarie dell'albero e della scopertura del presepe di sabbia donato dalla Regione Veneto, ha preso il via con l'intonazione dell'inno dello Stato pontificio eseguito dalla banda del Corpo della Gendarmeria vaticana, seguito da alcune coreografie del gruppo Federico Angelica di Aviano. Presenti in piazza anche il coro San Marco di Pordenone che, insieme al Tomat di Spilimbergo, hanno eseguito alcuni brani tra cui il celeberrimo Stelutis Alpinis.