25 aprile 2024
Aggiornato 03:00
L'evento

I ruggenti anni di Franco D’Andrea a Cervignano

D’Andrea, Ottolini, D’Agaro nel progetto Roots & Future al Teatro Pasolini di Cervignano

CERVIGNANO - Radici e futuro. Nel nome del progetto di Franco D’Andrea c’è già un sunto perfetto di come sia andato il primo live di questo Duemiladiciannove.

Un gentleman d'altri tempi

Franco D’Andrea: un gentleman di altri tempi, con la postura ed il carisma di un gentleman di altri tempi e che suona come un gentleman di altri tempi. E anche  come un gentleman di qualche millennio in avvenire (qual’ora dovesse ancora esistere la categoria sopracitata). Cuore nella tradizione, occhio al futuro.
Non è difficile recuperare in rete un’interessantissima intervista nella quale il pianista - pluripremiato Top Jazz 2018 - racconta come il pianoforte sia uno strumento in bianco e nero, della sua formazione da fiatista e di come certi 'colori' gli siano necessari per la costruzione di una vera e propria «banda». A tale scopo non avrebbe potuto individuare due compagni di viaggio migliori di 'due matti' (nel senso più affettuoso del termine) di Mauro Ottolini al trombone e il nostro Daniele D’Agaro al clarinetto.Ebbene proviamo a immaginare il pianismo di Fda che si sviluppa su di un piano orizzontale e i fiati di Ottolini e D’Agaro che dipingono cromature sul piano verticale ritrovandosi sempre in perpendicolare, centrati su di un repertorio che parte dalle radici del jazz a richiamare i Ruggenti Anni Venti fino ai giorni nostri sostando in particolar modo per la casa di Louis Armstrong.
Ma… Franco D’Andrea, quello dei Perigeo? Si, Franco D’Andrea, proprio quello dei Perigeo: l’indimenticabile formazione di un altro indimenticato periodo storico-musicale che alla metà dei 70’s partiva dall’Italia per conquistare fans in ogni dove. Ecco che la platea del Pasolini è gremita non solamente da jazzofili ma segnano presenza pure nostalgici del rock progressivo in libera uscita.

Esibizione 'very original'

Colpisce una versione febbricitante di Naima di Coltrane. Il modernismo vintage di D’Andrea pare campionare su giri di basso se medesimo, volto a creare un pattern sul quale Daniele e Otto possano sbizzarrirsi su fondale cobalto. Poi il gioco si inverte, con i loop dei fiati ed il protagonismo - sempre di rara e sobria eleganza - di Franco.
Divertissement finale per il trio che gioca con astuta quanto spontanea complicità. Istruttivi a mio avviso sempre i commenti che l’orecchio ruba al termine degli spettacoli. 'Very original', anche se cento anni indietro. E forse cento anni avanti' è quello che mi sento di riportare e che rende maggiormente l’idea di una serata memorabile. Un inizio anno (musicale) migliore non si poteva certo immaginare.
E poi segnatevi in agenda per sabato 9 febbraio (sempre a Cervignano) il concerto di Marc Ribot «Song of Resistance», qualcosa mi dice che ne sentiremo delle belle!