19 aprile 2024
Aggiornato 12:00
Il caso

«Poste, indispensabile la stabilizzazione dei precari»

Appello della Slc-Cgil, che denuncia le difficili condizioni di lavoro nel centro di recapito di Udine

UDINE - «Stabilizzare urgentemente i lavoratori del centro recapito di Udine, perché il servizio è al collasso». A lanciare l’appello a Poste italiane è la Slc-Cgil, con il segretario provinciale Riccardo Uccheddu, che 'gira' all’azienda le segnalazioni dei portalettere, preoccupati anche per la carenza di spazi adeguati e di mezzi. «I portalettere – spiega Uccheddu – denunciano l’impossibilità di muoversi all’interno del luogo di lavoro, a causa delle casse di corrispondenza e dei pacchi giacenti, carenze nella dotazione di mezzi e ritardi nelle manutenzioni, il tutto a fronte di una mole di lavoro che continua a crescere, con ripercussioni anche sulle condizioni di sicurezza».

Se a livello nazionale Poste italiane ha individuato 15.000 esuberi, Udine, spiega la Slc, è nella situazione opposta: «Non è su Udine – dichiara Uccheddu – che ci sono esuberi. Diversi sono i centri di distribuzione postale in provincia che non hanno personale sufficiente per coprire tutti i posti di lavoro attualmente esistenti, coperti dall’azienda ricorrendo alla flessibilità. Almeno questi posti, questa la nostra richiesta, devono essere oggetto di assunzioni stabili, anche in seguito alla nuova organizzazione, alla crescita dei volumi lavorati e agli esodi importanti degli ultimi anni».
La stabilizzazione dei precari, assieme all’adeguamento degli spazi e dei mezzi, è la condizione imprescindibile per tenere aperto il settore recapito. «Del resto – rimarca ancora Uccheddu – è impensabile gestire il servizio con personale a termine dopo le nuove regole imposte dal Decreto Dignità, così come è impensabile un ricorso sistematico alla flessibilità. L’uso di questo strumento non paga, perché porta ad accumulare arretrati di ferie enormi, che poi diventano ingestibili, oltre ad aumentare il rischio di infortuni e di patologie e stress».

L’appello finale è per l’apertura di un confronto con l’azienda su un nuovo piano di assunzioni: «Il Fvg – conclude Uccheddu – è stato in passato luogo di sperimentazione di nuovi modelli di organizzazione del lavoro, grazie all’affidabilità dei suoi lavoratori. Oggi è tempo di un nuovo ed antico esperimento: la copertura degli organici con personale stabile e professionalizzato, quadri e dirigenti all’altezza di questo nome».