27 aprile 2024
Aggiornato 02:00
Friuli Venezia Giulia

Sanità, taglio di 9 milioni per il personale: l'ira di sindacati e Pd

Contrarietà da parte di Cgil, Cisl e Uil, con Mariagrazia Santoro che attacca le scelte della Giunta Fedriga

UDINE - «L’esigenza di contenimento della spesa sanitaria regionale, manifestati a più riprese dall’assessore e ribaditi al tavolo con i sindacati, non possono essere scaricati sui lavoratori, che hanno garantito in questi anni, nonostante il peso crescente del mancato turnover, la tenuta e la qualità del servizio sanitario regionale». È quanto dichiarano, anche a nome delle categorie del pubblico impiego e della sanità, le segreterie regionali dei sindacati confederali, rappresentate da Villiam Pezzetta e Rossana Giacaz per la Cgil, Luciano Bordin per la Cisl e Luciano Bressan per la Uil, dopo un incontro con l’assessore alla Sanità Riccardo Riccardi. Su queste basi, Cgil, Cisl e Uil hanno espresso «totale contrarietà rispetto al taglio lineare di 9 milioni previsto sul capitolo personale», un taglio, hanno aggiunto i sindacati, «che aggraverà l’emergenza organici e si rifletterà negativamente sulle liste di attesa»

La polemica del Pd

«Per anni abbiamo subito le invettive più violente sulla nostra riforma sanitaria, attacchi senza quartiere sul 112 e sull'unificazione ospedale-territorio. Ora siamo di fronte alla confusione totale, tra retromarce, umiliazione dei territori e adesso del personale sanitario. Il cambiamento della sanità regionale tanto promesso e sbandierato dal centrodestra parte proprio dalla pelle della gente: personale medico e cittadini». Così si esprime la consigliera regionale del Pd Mariagrazia Santoro.

Meno fondi significa meno servizi

«E' evidente l'importanza del tema della spesa sanitaria, che va controllata e riqualificata, ma non è attraverso i tagli lineari, uguali per tutte le situazioni, di cui parla l'assessore Riccardo Riccardi che si fanno scelte ponderate. Una sanità che in diversi settori necessita di nuove forze da affiancare agli operatori già in campo, non può avere come primo atto di programmazione una scure indiscriminata proprio sui lavoratori. Meno fondi per il personale significa meno servizi per i cittadini e più stress su coloro che devono affrontare le quotidiane problematiche».