29 marzo 2024
Aggiornato 16:30
Pordenone

Carcinoma del collo dell'utero: da luglio il test Hpv-dna al posto del Pap test

Sarà offerto gratuitamente alle donne di età compresa tra i 30 e i 65 anni, affiancando la vaccinazione anti-human papillomavirus che è rivolta a ragazze e ragazzi nel 12esimo anno di età

PORDENONE - Dal prossimo mese di luglio sarà introdotto gradualmente in Friuli Venezia Giulia il test Hpv - dna al posto del Pap test, come nuovo e più efficace test di screening per la prevenzione del carcinoma del collo dell'utero, il primo tumore riconosciuto dall'Organizzazione mondiale della sanità come totalmente riconducibile ad una infezione virale. Sarà offerto gratuitamente alle donne di età compresa tra i 30 e i 65 anni, affiancando la vaccinazione anti-Hpv che è rivolta a ragazze e ragazzi nel 12esimo anno di età.

Il servizio sanitario regionale

Misure che, insieme, risultano particolarmente efficaci per migliorare la lotta contro con questa malattia. A darne notizia, l'assessore regionale alla salute, Riccardo Riccardi, che ha portato all'approvazione della giunta regionale una delibera che inserisce nel nomenclatore tariffario della specialistica ambulatoriale questo tipo di prestazione di salute pubblica, a totale carico del servizio sanitario regionale, che innova l'offerta di screening per la prevenzione delle principali patologie tumorali (si affianca agli screening del tumore del colon retto e della mammella). Sotto il profilo tecnico-scientifico, va ricordato che fino ad oggi per lo screening del tumore della cervice uterina si è utilizzato il pap test, che ha contribuito in maniera importante a diminuirne l'insorgenza. Il pap test consiste in un esame citologico che mette in evidenza eventuali anomalie cellulari, prodromiche all'insorgenza di un tumore.

La storia

Nel 1976 il professore tedesco Harold Zur Hausen con le sue ricerche ha evidenziato (vincendo poi il Nobel nel 2008 per questa sua scoperta) che tutti i tumori della cervice uterina sono causati dal virus Hpv (human papillomavirus). Logica conseguenza da un lato la vaccinazione per evitare l'infezione, introdotta negli anni '90 prima solo tra le ragazzine e poi successivamente (2004) anche nei maschi, dall'altro la ricerca di un'eventuale infezione virale, nelle donne non ancora vaccinate, posto che è la sola presenza del virus che può portare ad anomalie cellulari.

La prevenzione

«Attraverso la vaccinazione e con questo nuovo test, che abbiamo previsto nel piano regionale della prevenzione - sottolinea Riccardi -, si conta di ridurre drasticamente se non addirittura di debellare il tumore della cervice uterina». «Per questa ragione, da luglio inviteremo le donne dai 30 ai 65 anni a sottoporsi con frequenza quinquennale a questa analisi non invasiva. Si tratterà di un prelievo del tutto analogo al pap test che in laboratorio permetterà non solo la ricerca del papilloma virus ma anche, in caso di positività, di effettuare comunque il tradizionale pap test. In questo modo le donne a rischio saranno individuate con maggiore anticipo». L'infezione da papilloma virus è molto diffusa e si trasmette prevalentemente per via sessuale. Si stima che circa l'80% delle donne sessualmente attive contragga l'infezione almeno una volta nella vita. Nella maggioranza dei casi regredisce spontaneamente, ma talvolta se persiste dà luogo a lesioni, in genere benigne. In casi più rari nell'arco di 7-15 anni dal contagio si può sviluppare una lesione tumorale.