19 aprile 2024
Aggiornato 23:30
Dal 3 al 7 luglio 2019

Dal XXI congresso internazionale di Ifotes nasce la ‘Carta di Udine’ contro la solitudine

Grande l’impatto anche a livello turistico. In 520 hanno visitato i musei e la città, altri 280 hanno optato per delle gite fuori porta

UDINE – Bilancio più che positivo per il XXI congresso internazionale di IFOTES ‘Leaving loneliness – Building relationships’ (‘Uscire dalla solitudine-costruire relazioni’), cui hanno partecipato quasi mille persone da 20 Paesi (anche da Perù, Argentina e Haiti). Ma i numeri vanno ben oltre. Per di più dalle cinque giornate di studio nascerà con ogni probabilità anche la ‘Carta di Udine’: «Un documento con le prime conclusioni che sono emerse sul tema. Nei prossimi mesi cercheremo di fare di questo documento un primo lancio, per poter portare la questione delle odierne solitudini e della necessità di costruire relazioni in formule diverse, anche altrove, oltre la regione, a livello nazionale», ha spiegato Diana Rucli, direttrice di Ifotes (dell’International Federation of Telephone Emergency Services) che ha organizzato l’evento con Artess e grazie alla collaborazione con il Comune di Udine - progetto O.M.S. ‘Città Sane’, la Regione Fvg, l’Università di Udine e PromoturismoFvg. Dal canto suo, Giovanni Barillari, assessore alla Sanità, assistenza sociale, rapporti con l'Università, del capoluogo friulano, ha precisato: «Per noi sarebbe un orgoglio immenso che il congresso Ifotes potesse onorarci di questo documento che ci piacerebbe poter sottoporre anche l'Istituto superiore della sanità, per verificare se fosse possibile anche una validazione a livello nazionale».

IL CONGRESSO IN NUMERI - «La solitudine e la capacità di relazione sono stati i temi portanti di questa edizione – ha sottolineato Rucli -, partendo dal dato che una richiesta di aiuto su quattro ricevute dalle helpline riguarda un vissuto di solitudine e una su tre esprime un disagio relazionale di qualche tipo». I lavori del congresso, come detto, si sono articolati in cinque giornate (3-7 luglio 2019) per un totale di 7 sessioni plenarie, 20 sessioni parallele (di cui 9 aperte alla cittadinanza) e 92 workshop, con 56 relatori e 75 formatori provenienti da tutta Europa. Gli incontri si sono tenuti in 4 lingue (inglese, italiano, tedesco e francese) e in parte sono stati tradotti da un team di 10 interpreti simultanee di alto profilo, provenienti da tutta Europa che hanno operato pro bono. Durante le giornate del congresso, inoltre, hanno partecipato un centinaio di volontari. Molti anche gli appuntamenti collaterali (per congressisti e cittadini): tre concerti, due mostre, due presentazioni nelle librerie della città e tre installazioni, nonché una serata al cinema in collaborazione con Cec. Grande l’impatto a livello turistico con 4 mila pernottamenti, 90 locali convenzionati che hanno ospitato nelle giornate dell’evento i congressisti. In 520 hanno visitato i musei di Udine e la città grazie a visite guidate studiate ad hoc, altri 280, invece, hanno optato per delle gite fuori porta (Venzone, Cividale, Ragogna, Spilimbergo). Un evento importante sia «dal punto di vista del rilievo socio-sanitario, che in termini di numeri e di conseguente ricaduta sul territorio. Mille persone da tutta Europa, e oltre, che hanno ‘vissuto’ Udine per una settimana» rappresentano senz’altro un risultato importante per la città, ancor di più visto «il livello culturale e i temi trattati», ha sottolineato l’assessore Barillari che, nella mattinata di sabato, ha portato sua la testimonianza raccontando ai presenti il progetto attivo in città da una quindicina d’anni, «No alla Solit'Udine». Al congresso è intervenuto anche l’assessore alla salute e vicepresidente della Regione Fvg, Riccardo Riccardi, che ha innanzitutto ringraziato l'Ifotes per avere scelto il Fvg quale sede della convention, patrocinata dal Parlamento europeo. Un evento che, nelle parole del vicegovernatore, «consente di affrontare un tema figlio di una società che sta cambiando, coinvolgendo specialmente i giovani e gli anziani». Per fronteggiare il fenomeno della solitudine, secondo il vicegovernatore, «occorre dunque stipulare un patto ad ampio raggio tra le istituzioni, i cittadini e il volontariato, facendo tesoro dei contributi che emergono da appuntamenti quali il congresso Ifotes».

IL TEMA E I NUMERI DELLA SOLITUDINE – Ma perché parlare di solitudine, oggi, che siamo sempre più iper-connessi? Perché nonostante questo, ci sentiamo sempre più soli. A dircelo sono i numeri: 8,5 milioni di italiani vivono da soli, in media 1 persona su 5 con più di 18 anni non ha nessuno su cui contare in caso di bisogno (1 su 4 oltre i 75 anni), tra il 50 e l’80% di chi è solo, a seconda della fascia d’età, si dichiara profondamente insoddisfatto della propria vita. La solitudine è dunque una vera e propria ‘piaga sociale’ che, se non gestita consapevolmente, può trasformarsi in isolamento, apparentemente senza via d’uscita, e può portare a depressione, suicidio, violenza. In queste cinque giornate, «abbiamo spaziato a 360 gradi. Certamente non abbiamo esaurito il tema, perché è enorme, però abbiamo potuto approfondire alcuni problemi legati alle condizioni attuali delle persone nella società e abbiamo anche potuto provare a lanciare le idee per costruire nuove possibilità relazionali. Da questo punto di vista, l'ultima giornata, con gli interventi Anja Machielse e Michela Marzano, ha dato degli spunti su cui sarebbe interessante lavorare anche in futuro», ha ricordato la direttrice di Ifotes. Il progetto, però, prosegue ancora per tutto il 2020. Il congresso ha rappresentato l’apice di un percorso cominciato nel luglio del 2018 e che proseguirà anche il prossimo anno: «Abbiamo creato un contenitore, «Solitudini e no», in cui affrontare, e anche provare a sperimentare, alcuni aspetti legati alle trasformazioni che possono derivare dalle solitudini. In questo senso il primo anno di lavoro è stata Udine la città laboratorio. Abbiamo testato delle cose nuove e dato evidenza a progetti già consolidati. Abbiamo cercato un po' di mettere a sistema quelle che sono le buone pratiche per contrastare la solitudine e sviluppare nuova relazionalità. D'ora in avanti proveremo ad allargare la scena, integrando quanto già fatto con gli esiti del congresso. Cercheremo di ri-contestualizzare, da molti punti di vista, tutta questa esperienza del primo anno e approfondirla nel prossimo».

I DATI IN FVG - Ogni anno milioni di persone trovandosi in situazione di disagio emotivo, si rivolgono alle linee telefoniche di emergenza per cercare ascolto, aiuto, conforto. Il 32% delle telefonate ricevute, in Italia, fa riferimento alla solitudine, il 23% in Europa. Il problema si ricollega a temi come l’assenza o la perdita di relazioni significative, la disgregazione dei nuclei familiari, la mancanza di lavoro, l’abbandono scolastico, la malattia, le dipendenze, l’immigrazione, l’emarginazione sociale, il bullismo. Proprio per dare un supporto emozionale, anche in situazioni di crisi, in modo anonimo, nel 1967 è nata Ifotes, realtà che riunisce le associazioni nazionali dei Servizi Telefonici di Emergenza (Tes). A Udine esiste un Centro Telefono Amico Italia, che impegna circa 15 volontari e che nel corso del 2018 (attestandosi ai dati del 2017) ha registrato 2.030 contatti diretti, per la gran parte dovuti a depressione e disagio psichico. Nel primo caso sono state soprattutto persone tra i 56 e i 65 anni a chiamare (44,44%), nel secondo quelle tra i 36 e i 45 anni (26,67%). Per quanto concerne la depressione, è significativo anche il dato relativo alla fascia d’età tra i 15 e i 18 anni (22,22%) e tra i 36 e i 45 anni (22,2%). Per il disagio sociale, quelle tra i 46 e i 55 anni (26,67%) e tra i 19 e i 25 anni (20%). Complessivamente, la rete di Telefono Amico Italia (presente in tutto il Paese), nel 2018, ha ricevuto, dal Friuli Venezia Giulia, 5.473 chiamate, 4.870 delle quali provenienti dalla provincia di Udine, con prefisso 0432 per un totale di 404 ore totali di telefonate (questi ultimi dati si riferiscono a persone che chiamano dal Fvg ma ricevono risposte da volontari che si trovano fuori dalla regione, in uno dei 20 centri di Telefono Amico Italia). L’utente tipo del Fvg è un uomo, con un’età compresa tra i 56 e i 65 anni, che per il 33% dei casi è affetto da solitudine. Molti di coloro che chiamano lo fanno semplicemente per commentare i fatti di cronaca, non avendo parenti o amici con cui confrontarsi.