26 aprile 2024
Aggiornato 00:30
Music Make. Solo Improvised Music

Make inaugura la sua stagione espositiva con la musica

La galleria di via Manin a questo autunno arricchisce la sua offerta culturale con una rassegna musicale dal titolo

UDINE - Make inaugura la sua stagione espositiva con la musica. La galleria di via Manin - che dal 2016 ospita eventi artistici e culturali inerenti l’arte contemporanea, il design, la fotografia, l’art sound, ponendosi quindi come integrazione agli spazi istituzionali cittadini aperti al pubblico dell'arte - da questo autunno arricchisce la sua offerta culturale con una rassegna musicale dal titolo 'Music Make. Solo Improvised Music'. Da un'idea del musicista Daniele D'Agaro e della gallerista Maria Da Broi, nasce infatti una rassegna musicale dedicata al jazz e incentrata sulla libera improvvisazione. MAKE farà da cornice ad una serie di istantanee musicali per ‘strumento solo’ a partire da ottobre, e proseguirà con un concerto ogni primo giovedì del mese.

IL PRIMO EVENTO - Il primo appuntamento (con ingresso libero), giovedì 3 ottobre alle 21, sarà con Flavio Zanuttini, un trombettista con una buona esperienza sia come lead trumpet in big band che come improvvisatore libero, testimoniata dalle quasi trenta pubblicazioni discografiche. La sua prima esperienza di tromba sola risale al gennaio 2013, quando eseguì la première di un brano del compositore Florian Walter a lui dedicato. Da allora la sua ricerca è maturata fino alla pubblicazione nel 2018 di ‘La Notte’ (Creative Sources Rec / Umland Records) suo primo disco per tromba sola completamente acustico. Oltre a Zanuttini, che aprirà la rassegna, quattro i jazzisti che si susseguiranno fino a gennaio: Daniele D'agaro a novembre, Giorgio Pacorig a dicembre, e Giovanni Maier a gennaio.

IL 4 OTTOBRE - Sarà la mostra personale di Enzo Valentinuz ad aprire la stagione espostiva di MAKE. La galleria ospiterà infatti, dal 4 al 13 ottobre, una raccolta di vecchi graffiti e nuove opere dettate dall’amore di sempre dell'artista, allievo di Cesare Mocchiutti, per la materia. «Materia - come sottolinea la curatrice Francesca Agostinelli - mai chiusa in una poetica autonoma. La materia che Valentinuz trasforma diviene metafora di altro: racconta, negli intonaci, stratificazioni e affioramenti propri di memorie e vissuti lontani; ricorda, nelle pietre del Carso, la violenza dell’uomo sull’uomo e l’insulto al Creato; nella coltivazione delle spore e nel proliferare delle muffe narra il tempo, la sua capacità di trasformazione e la sua ineluttabilità. Il riguardante deve allora spingersi oltre il virtuosismo tecnico che primo occupa la sua attenzione, per far propri il valore ideativo e il messaggio che l’artista con strategia elegante pone al successivo livello di lettura».