20 aprile 2024
Aggiornato 02:00
Il caso

Operai forestali di Tarvisio costretti a recarsi a Roma per le visita sanitarie

La Flai-Cgil di Udine esprime sconcerto per la decisione del Corpo unità forestati e ambientali dei Carabinieri, cui fanno capo i lavoratori

TARVISIO - Niente viste sanitarie in regione per gli operai forestali inquadrati nel raggruppamento Biodiversità del Corpo dei Carabinieri, in servizio a Tarvisio. Gli operai interessati, per essere sottoposti agli accertamenti previsti dal decreto legislativo 81/2008 in materia di salute e sicurezza sul lavoro, dovranno recarsi addirittura a Roma, dove ha sede l’infermeria presidiaria del Corpo unità forestali e ambientali (Cufa) dei Carabinieri. A sollevare il caso è Saverio Scalera, della Flai-Cgil Udine, «sconcertata e preoccupata da una simile decisione», già comunicata a 8 dei 16 operai forestali dislocati a Tarvisio, nonostante le riserve già espresse dal sindacato.

«Con una specifica comunicazione del 24 ottobre, inviata a Roma al comandante del raggruppamento Carabinieri biodiversità - spiega Scalera - la Flai di Udine aveva evidenziato come ritenesse inopportuno organizzare le visite a Roma, visti i disagi per i lavoratori legati alla distanza, ai costi e non ultimo al mancato presidio del territorio durante l’assenza forzata. Osservazioni cui non è stata data risposta, fino alla convocazione a Roma di 8 lavoratori per le visite, fissata per mercoledì 27 novembre».

La Flai giudica «singolare» che questo sia avvenuto «nonostante una circolare interna autorizzi i vari comandanti dei reparti a prendere contatti con le legioni Carabinieri delle diverse regioni per organizzare le visite in sedi più vicine, con l’obiettivo di evitare disagi al personale interessato e di ridurre le spese di missione». Pur non volendo entrare nel merito delle scelte organizzative interne al corpo, la Flai esprime stupore di fronte al fatto che questa disposizione sia stata disattesa in maniera così palese. Questo anche alla luce dei costi della trasferta forzata. «Crediamo che sia lecito chiedersi - conclude Scalera - perché si scelga di spendere in questo modo risorse pubbliche quando esistono alternative: possibile che Udine o anche Padova non abbiano infermerie presidiarie attrezzate per le visite?» Un aspetto, quello dei costi, che a parere della Flai Cgil «è da porre, senza alcun indugio, all’attenzione della Corte di Conti e non solo».