28 marzo 2024
Aggiornato 11:00
Il caso

Chiude la Safilo di Martignacco: in 250 a rischio licenziamento

Proclamato uno sciopero generale per la giornata di venerdì 13 dicembre. La Regione chiede un tavolo ministeriale urgente

MARTIGNACCO - Filctem Cgil, Femca Cisl, UIltec Uil e le rsu hanno dichiarato lo stato di agitazione in tutti gli stabilimenti del gruppo Safilo, con il blocco immediato degli straordinari e di qualsiasi altra flessibilità oraria, programmando uno sciopero generale di tutto il gruppo per l'intera giornata di venerdì 13 dicembre. «Da oggi - si legge in una nota - sarà aperta una campagna di assemblee, in tutti i posti di lavoro del gruppo, dove assieme ai lavoratori saranno decise ulteriori iniziative da adottare, che ci portino alla massima tutela di tutti i lavoratori occupati in Safilo mantenendo le condizioni socio-economiche dei territori interessati. L'azienda ha approvato ieri il piano industriale annunciando 700 esuberi». Prevista la chiusura dello stabilimento di Martignacco (Udine), in cui operano circa 250 addetti. Altri 50 esuberi sarebbero stati individuati nella sede di Padova.

«Viene messo a rischio il futuro di 250 lavoratori e delle loro famiglie, urge quindi che il ministro dello sviluppo economico convochi quanto prima un tavolo nazionale sulla crisi Safilo. Questa è la richiesta che come Regione abbiamo inviato formalmente a Roma, con l'intento di confrontarci con il Governo e l'azienda prima del 7 gennaio, termine indicato dalla stessa Safilo come data di chiusura dello stabilimento di Martignacco». Lo ha detto oggi a Trieste in Consiglio regionale l'assessore regionale alle Attività produttive del Friuli Venezia Giulia, Sergio Emidio Bini, intervenendo nel corso della seduta per aggiornare l'Aula sulla crisi della Safilo. Bini, spiegando che le ricadute nella nostra regione sono conseguenti a una riorganizzazione a livello nazionale dell'azienda, ha sottolineato come già nel corso di un recente incontro con l'amministratore delegato, a cui ha partecipato anche l'assessore al Lavoro, Alessia Rosolen, «a sommi capi, essendo una società quotata in borsa», era stata anticipata l'esistenza di alcune criticità. «E' importante - ha spiegato l'assessore Bini - che si apra un confronto al Mise per poter verificare, partendo da quelli che sono gli strumenti regionali di incentivazione e di politiche attive del lavoro, se ci sono le condizioni quantomeno per un'eventuale sospensione della decisione intrapresa dell'azienda».