28 marzo 2024
Aggiornato 22:30
Udine

Il Cnsas compie 65 anni, ma in Fvg i 'Lupi' attivi già dal 1949

Un corpo nato dalla passione degli alpinisti che grazie all’impegno e alla formazione continua e organizzata si è evoluto fino ai nostri giorni

UDINE - Il 12 dicembre 1954 il Consiglio Centrale del Club Alpino Italiano istituiva il Corpo Soccorso Alpino che di lì a poco sarebbe diventato il Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico (Cnsas). Ricorre oggi un anniversario importante: quel 12 dicembre di sessantacinque anni fa si dava, per la prima volta, una organizzazione strutturata a livello nazionale e una forma istituzionale alle squadre di aiuto e solidarietà da sempre presenti nelle vallate alpine. In Friuli Venezia Giulia la prima squadra di soccorso organizzato è nata nella seconda metà degli anni Quaranta a Cave del Predil grazie a un gruppo di giovani alpinisti, i 'Lupi', che nel 1949 fecero il primo intervento di salvataggio sulle pareti del Monte Mangart, al confine con l’attuale Slovenia. Si trattava proprio del soccorso di uno sloveno che fuggiva dalla Jugoslavia per motivi politici, un soccorso a cui ne seguirono diversi altri in quegli anni difficili. Un corpo nato dalla passione degli alpinisti che grazie all’impegno e alla formazione continua e organizzata si è evoluto fino ai nostri giorni, raggiungendo alti livelli di professionalità seppur rimanendo sempre rigorosamente nel solco del volontariato dei suoi adepti. Oggi, grazie a quell’impegno e a quella passione il Cnsas è diventato il punto di riferimento a livello nazionale per il soccorso sanitario in montagna, in ambiente ipogeo e, in genere, per il soccorso in ambiente ostile e impervio. 

Il quadro legislativo e normativo

Questo ruolo è stato riconosciuto e affidato dallo Stato con numerose leggi, i cui principi hanno ben interpretato quella sussidiarietà verticale che da sempre le comunità della montagna hanno saputo attuare sin dai tempi più remoti. Ricordiamo, in particolare, nel vigente ordinamento, la legge 91 del 26 gennaio 1963, la legge 74 del 21 marzo 2001, la legge 289 del 27 dicembre 2002 e la legge 26 del 26 febbraio 2010. Una normativa di assoluto rilievo che è stata anche recepita dalle Regioni e Provincie autonome per la disciplina e l’organizzazione dei servizi di soccorso e elisoccorso.
Il Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico è anche struttura operativa del Servizio nazionale della Protezione Civile (D.lgs. 2 gennaio 2018, n. 1): è stato protagonista in tutte le operazioni di soccorso successive alle grandi calamità che in questi anni, purtroppo, hanno colpito la nostra nazione.

Numeri e statistiche nazionali

Il Soccorso Alpino e Speleologico è una realtà presente su tutto il territorio nazionale: conta quasi 7mila tecnici, donne e uomini che dedicano il loro tempo, dopo una complessa formazione, per essere sempre pronti a intervenire, giorno e notte, 365 giorni all’anno. Con questo impegno severo il Cnsas ha realizzato dalla fondazione 169.836 missioni di soccorso traendo in salvo o recuperando 186.564 persone, di cui 58.820 illesi che si trovavano in imminente pericolo di vita o in forte difficoltà tecnica, 109.891 feriti con vari codici di gravità, 15.711 persone decedute e ricercando 2.051 persone disperse (dati al 31.12.2018). Nel 2018 si è registrato il numero 'record' di interventi, su base annuale: 9.554 missioni di soccorso. Il 2019 dovrebbe attestarsi su numeri simili. 

Gli interventi in Fvg 

In Friuli Venezia Giulia ci sono quattordici stazioni del Soccorso Alpino e Speleologico (Cave del Predil, Forni Avoltri, Forni di Sopra, Gemona - Udine, Gorizia, Maniago, Moggio Udinese, Pordenone, Sappada, Trieste, Valcellina) dieci alpine e quattro speleologiche con 380 soccorritori. Il 2019 conta ad oggi 299 eventi di soccorso, di cui 271 in ambiente montano o ipogeo. Agli interventi hanno preso parte 1989 soccorritori per un totale di 9.935 ore/uomo. Sono state 328 le persone soccorse di cui 107 illese e 16 decedute (una decina i feriti veramente gravi). Più di duecento dunque gli interventi per persone con problemi di lieve entità: va detto che il Soccorso Alpino e Speleologico tiene sempre conto del cosiddetto «rischio evolutivo» ovvero del fatto che una caviglia rotta in montagna è ben diversa da una caviglia rotta in un contesto urbano, dato che il contesto, la quota e il meteo in montagna possono portare ad ulteriori eventi non prevedibili. L’elicottero è stato impiegato in 169 casi, quello del servizio sanitario regionale in 134 casi, mentre quello della Protezione Civile Regionale di cui il Soccorso Alpino è struttura operativa (D.lgs. 2 gennaio 2018, n. 1) in 26 casi. Le cause dell’incidente: per il 40% si tratta di caduta o scivolata, per il 15% la perdita di orientamento, malore 15%, 30% altre cause (sassi valanga puntura insetti falsa chiamata etc. Per ben il 53% l’attività è stata svolta a favore di escursionisti; mentre per il 5% si tratta di Mountain bike, 5% parapendio o deltaplano, 3% alpinismo, 3% scialpinismo. Per il 72% le persone soccorse erano italiane.