27 aprile 2024
Aggiornato 01:30
Insetti

Con la nuova stagione torna la Cimice marmorata asiatica: una nuova 'invasione'?

Questo insetto si nutre principalmente di Fabacee e Rosacee, con una predilezione per piante arboree e arbustive e questa sua passione reca non pochi danni alle nostre culture che ne escono danneggiate. Oltre a ciò, poi, con l’arrivo della stagione fredda, anche la cimice asiatica si mette alla ricerca di luoghi in cui ripararsi e quale luogo migliore e non una bella casa

UDINE – E' riapparsa già da qualche tempo, la oramai temuta Cimice marmorata asiatica. Originaria dell'Asia orientale, appunto, la Halyomorpha halys (questo il suo nome tecnico) vive prevalentemente nella sabbia. È un po’ più ‘bruttina’ della cugina nostrana, ma fin qui nulla di male. Il problema sta nella sua alimentazione. Questo insetto, infatti, si nutre principalmente di Fabacee e Rosacee, con una predilezione per piante arboree e arbustive (come racconta l’Ersa regionale) e questa sua passione reca non pochi danni alle nostre culture che ne escono danneggiate. Oltre a ciò, poi, con l’arrivo della stagione fredda, come l’esperienza insegna, anche la cimice asiatica si mette alla ricerca di luoghi in cui ripararsi e quale luogo migliore se non una bella casa.

Sul sito dell'Ersa tutte le informazioni per tenerle lontane dalle case
Dal canto suo, la Regione, dopo la vera e propria 'invasione' che ha colpito diverse aree del Fvg, l'anno passato, già da tempo è corsa ai ripari. L'assessore alle Risorse agricole e forestali del Friuli Venezia Giulia, Cristiano Shaurli, già nei mesi scorsi, infatti, ha ricordato l'attività di monitoraggio, sul territorio regionale, del servizio fitosanitario dell'Ersa che da tre anni rileva la diffusione della Halyomorpha halys. «Nel 2016 - ha indicato - si è registrata un'esplosione della presenza dell'insetto e le primi indicazioni date dalle catture nelle trappole evidenziano una continuazione della tendenza; per questo è importante proseguire a svolgere l'azione informativa, iniziata lo scorso anno, sulle modalità di contenimento».

Collaborazione
E' fondamentale, secondo Shaurli, la collaborazione di tutti «perché catturare ed eliminare le cimici dai siti di svernamento contribuisce a diminuire le popolazioni per l'anno successivo. Questi insetti non sono pericolosi per la salute dell'uomo ma causano ingenti danni all'agricoltura, in particolare alle colture frutticole, orticole e, spostandosi in sciami, possono provocano disagi alla popolazione».

Come combatterle
Sul sito internet dell'Ersa è reperibile il materiale delle presentazioni in cui si indicano, fra le altre informazioni, anche le azioni da compiere per impedire l'accesso delle cimici nelle case, la loro eliminazione e altri accorgimenti utili. Accanto all'importante azione informativa, preventiva e di monitaraggio, Shaurli ha evidenziato soprattutto la tutela delle produzioni attraverso l'impiego di reti antinsetto, combinato con una eventuale difesa chimica di soccorso che, attualmente, risulta il metodo migliore per il controllo della cimice.

La chimica da sola non basta
L'uso di agenti chimici, infatti, anche se è la strategia maggiormente utilizzata, ancor oggi, in mancanza di prodotti specifici e trattandosi di una specie con alta mobilità, da sola non basta (qui alcuni rimedi naturali) e va integrata ove possibile con l'uso di barriere fisiche poste a protezione delle colture agrarie. La Regione ha finanziato all'80 per cento l'acquisto e l'installazione di reti protettive destinandovi risorse per oltre 800 mila euro e attivato il Fondo emergenze in agricoltura (con una disponibilità di circa 2 milioni di euro) per il pagamento di indennizzi a ristoro dei danni, non essendo in questo caso assicurabili le perdite del raccolto.